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Antonetti presenta "Le Cittadelle" e "bacchetta" D'Alberto sul teatro romano

Attualità  | 09 May 2023

Teramo - Nel mio programma elettorale, ho previsto la creazione di “cittadelle” che, in alcun modo, vogliono porsi come alternative in minore alla Città, perché la nostra resta una visione di unità assoluta, c’è una sola Teramo, non un Centro, le Frazioni, i quartieri... una sola Teramo e come tale vogliamo pensarla e amministrarla.

Le Cittadelle sono, al contrario, nuclei vitali, circoscritti solo nel senso strutturale, ma sempre e comunque interconnessi col resto della città, della quale devono farsi portatori di stimoli.

La Cittadella della giustizia

E’ intenzione di accogliere le istanze che i magistrati e i rappresentanti del Foro teramano hanno espresso in più sedi istituzionali affinchè sia data maggiore considerazione da parte del Comune e della collettività al sistema giustizia.
Infatti, il Tribunale di Teramo, tra le poche realtà amministrative rimaste a Teramo, occupa un numero importante di personale (impiegati, tirocinanti universitari, soggetti ammessi a tirocini di inclusione da parte del Comune) e che attira ogni giorno un numero importante di utenti.

Il buon funzionamento del sistema giustizia è indispensabile per la percezione della sicurezza da parte della collettività, dell’attrattività e dello sviluppo economico e commerciale nella città di Teramo e nella provincia tutta.
Per questi motivi il Tribunale deve essere messo nelle condizioni logistiche e operative sia per offrire una risposta efficiente alle richieste di giustizia della nostra collettività, sia per rappresentare un luogo di naturale completamento e prosecuzione per l’offerta formativa della Facoltà di Giurisprudenza della Unite.
   
 In quest’ottica si prevede di allargare la cittadella della giustizia, usufruendo di alcuni capannoni di proprietà comunale siti dietro al Santuario della Madonna delle Grazie, per adibirli sia ad aule di maggiore capienza rispetto a quelle esistenti per un uso concordato tra Tribunale e Università, onde favorire un approccio formativo pratico agli studenti di giurisprudenza, sia a archivi, biblioteca e aule multimediali accessibili alla collettività e alle scuole.

La Cittadella della cultura

Il progetto della Cittadella della cultura sarà sostenuto nelle sue tre dimensioni: accademico- universitaria, economico-produttiva, culturale.
L'Università di Teramo, a trent'anni dalla sua istituzione e a circa sessant'anni dalla attivazione dei primi corsi liberi, si avvia a completare il proprio assetto infrastrutturale. Fra le azioni in corso, lo spostamento in centro storico di una arte delle attività attualmente svolte nel Campus Aurelio Saliceti a Colleparco. E’ necessario sostenere questo progetto che risponde, più che a esigenze dell'Ateneo, ottimamente strutturato nel Campus, alle necessità di una Città che vede il proprio centro storico progressivamente abbandonato e che da una ricollocazione di un polo didattico nel complesso dell'ex-Manicomio potrebbe trarre uno dei motivi di rilancio.

E’ necessario assicurare all'Università di Teramo tutto il sostegno necessario perché il progetto possa entrare in tempi brevi nella fase immediatamente operativa, predisponendo tutti gli strumenti urbanistici che dovessero rendersi ancora necessari.
L'insediamento nel complesso dell'ex-Manicomio di una parte del Polo umanistico dell'Ateneo offre l'occasione all'Università e alla Città di poter creare un polo economico- produttivo in grado non solo di sostenere l'impegno finanziario dell'Ateneo, ma anche di apportare un significativo impulso all'economia cittadina. Il progetto originario prevedeva la realizzazione di un Grande teatro lirico ipogeo di oltre 1500 posti, sulla cui copertura si prevedeva, altresì, la realizzazione di un grande teatro all'aperto di pari capienza e dominato da un enorme videowall contenuto nella torre scenica lirica posta all'interno della grande Lanterna luminosa che avrebbe dovuto caratterizzare il. nuovo profilo della Città.
   
 La presenza di una moderna e funzionale torre scenica lirica (che manca in molti dei numerosi teatri del Centro-Italia) avrebbe reso possibile la progressiva attivazione di un grande centro di produzioni liriche da porre al servizio delle tante stagioni liriche del Centro Italia, grazie al quale si sarebbe potuto cogliere il duplice risultato, per l'Ateneo, di offrire corsi di formazione artistica e musicale avvalendosi delle potenzialità applicative rese possibili dal centro di produzione (offerta unica in Italia); per la Città, avrebbe provocato un possente stimolo allo sviluppo attraverso l'impiego continuo di maestranze numerose e qualificate.

Peraltro, il centro di produzione per l'allestimento di opere liriche potrebbe sostenere il progressivo avvio di altre unità produttive, tutte coerenti con le vocazioni di una parte del polo umanistico dell'Ateneo quali, ad esempio, un centro di produzioni radio-televisive, un centro per il restauro e la conservazione delle pellicole cinematografiche, un centro per la digitalizzazione degli enormi archivi radiofonici e televisivi, ecc., generando fattori competitivi per l'Ateneo cittadino e dando impulso all'economia della Città.

La terza dimensione culturale non può che derivare logicamente dalle prime due. Teramo, se vuole rilanciarsi, deve dotarsi di elementi di unicità che la caratterizzino e la contraddistinguano rispetto agli altri capoluoghi di provincia viciniori. Fra le tante possibili caratterizzazioni, la realizzazione della Cittadella della cultura le fornirebbe una preziosa risorsa che potrebbe, facendo leva sul Grande teatro lirico ipogeo, sul grande teatro all'aperto e sull'auditorium da realizzarsi nella chiesa di Sant'Antonio dell'ex-manicomio, generare una stagione culturale di prim'ordine grazie anche alla grande tradizione dell'Università, della società cittadina del teatro e della musica Primo Riccitelli, della scuola di formazione teatrale Spazio Tre, dell'associazione Benedetto Marcello, della corale Verdi, del premio Di Venanzo e delle tante altre istituzioni culturali della Città.

Perché questo accada è necessario tornare al progetto originario del Grande teatro lirico ipogeo, attualmente ridotto a piccolo teatro di Ateneo con una capienza limitata a soli 500 posti, convogliando anche le risorse previste per il restauro del teatro comunale sul progetto della Cittadella, rendendone il Grande teatro lirico ipogeo il vero teatro cittadino ed evitando di disperdere importanti risorse in rivoli destinati a perdersi nel nulla.

 

Il “Teatro” della verità

Nell’ormai incontenibile fluire di autocelebrazioni, il Sindaco uscente diffonde la sua non verità, al solo scopo di poter lucrare un qualche vantaggio elettorale.

Dopo quattro anni e undici mesi di pressochè assoluto immobilismo, adesso annuncia un cantiere ogni tre ore e un “risultato storico” ogni mezza giornata, sempre cercando improponibili confronti con le esperienze amministrative precedenti, come se gli ultimi cinque anni avessero amministrato altri.

Al solo scopo di aiutarlo ad avere una più reale visione della realtà, crediamo sia giusto ricordargli che i 7 milioni del CIS per il progetto del Teatro Romano, necessari all’avvio della gara, non sono arrivati a Teramo per divina illuminazione dell’ex premier Conte e del Commissario Legnini, ma solo grazie all’impegno della Regione Abruzzo e, in particolare, del presidente Marco Marsilio.

Nella certezza che sia stata solo una dimenticanza, restiamo in attesa di ascoltare dal Sindaco uscente il pubblico ringraziamento per chi, facendo proprio il progetto e valutandolo meritevole di realizzazione, si è adoperato perché arrivasse davvero alla firma del Presidente del Consiglio e del Commissario Straordinario.

Se Teramo può gioire di un risultato “storico” lo deve anche alla Regione.

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