Pineto - È stata approvata all’unanimità nel corso dell’ultimo consiglio comunale di Pineto la mozione presentata dalla Presidente del Consiglio Comunale Marta illuminati finalizzata al contrasto degli sprechi dell’acqua pubblica. Gli amministratori si sono impegnati a promuovere e richiedere alla Regione Abruzzo e alle sedi Provinciali di competenza l’attivazione di appositi tavoli istituzionali con tutte le autorità competenti in materia al fine di accrescere la resilienza dei sistemi di approvvigionamento idrico, di trattamento, di stoccaggio e di trasporto nonché dei sistemi di igiene, assicurando adeguate conoscenze ai fini decisionali e della corretta comunicazione ambientale. Hanno stabilito anche di impegnarsi per richiedere l’adozione di iniziative volte a prevedere una ricognizione puntuale degli scopi delle principali captazioni idriche locali, anche in vista di piani di riduzione differenziata delle captazioni in caso di emergenza idrica quantitativa e qualitativa in funzione dell'utilizzo primario e a sollecitare la Regione per l’approvazione del piano già esistente per l’individuazione delle aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano. La mozione è stata integrata con un emendamento richiesto dalla consigliera Simona Leonzio con la quale si richiede la quantificazione dei danni apportati ai territori a seguito del ritardo dovuto alla mancata approvazione del Piano stesso.
“La nostra regione – dichiarano il Sindaco del Comune di Pineto, Alberto Dell’Orletta e la Presidente del Consiglio Illuminati – è la seconda in Italia per spreco di acqua pubblica. Tra le province in testa c’è Chieti, a seguire Pescara e L’Aquila, più distaccata Teramo. Vista la siccità dovuta ai cambiamenti climatici, che penalizza i cittadini e l’agricoltura, non è tempo di sprechi, ma di recuperare acqua il più possibile. La Regione Abruzzo non ha approvato un Piano già redatto sul tema, con la nostra mozione abbiamo voluto sollecitare questo ente a portare avanti questo cammino, ormai imprescindibile e necessario”.
“Nel lontano 2006 con DL n. 152 – si legge nella mozione - si prevedeva l’individuazione, da parte delle amministrazioni regionali, delle aree di salvaguardia delle acque potabili e per la ricarica delle falde per evitare interventi antropici che potessero compromettere la salubrità e la potabilità di questo bene comune. Gli Enti di governo d’ambito avrebbero dovuto elaborare in 180 giorni il piano di salvaguardia di tali aree da sottoporre all'approvazione delle Regioni. L’iter è stato lungo e dopo 5 anni l’Ente Regionale Servizio Idrico ha acquisito e approvato il Piano di salvaguardia delle acque, pubblicato sul sito istituzionale. Un anno dopo però la Regione Abruzzo ha preso atto della proposta, ma non ha approvato il piano, demandando al Dipartimento Opere Pubbliche ulteriori valutazioni. L’ERSI è stato incaricato di provvedere alla valutazione dell’incidenza ambientale presso il Comitato di Coordinamento Regionale per la Valutazione d’Impatto Ambientale. Il Dipartimento Opere Pubbliche dopo sei mesi ha presentato il proprio lavoro, acquisito dalla Regione Abruzzo nel 2019, fornendo tutti gli elementi per l'approvazione del piano, che però è stato invece rimandato dalla Regione Abruzzo, affidando all’ERSI il lavoro per il ‘superamento delle criticità’ e per l’espletamento delle attività di partecipazione pubblica, cosa peraltro avvenuta senza ascoltare la società civile. Constatato che in ben 17 anni la Regione Abruzzo, nonostante avesse investito centinaia di migliaia di euro, non è stata in grado di approvare questo importantissimo strumento […] (ancora più grave se pensiamo alla crisi idrica che da anni attraversa l’Abruzzo, agli elementi di corruzione che hanno investito molte gestioni, le conseguenze della siccità, la mancata ristrutturazione delle reti idriche che disperdono il 60% dell’acqua, per non parlare dei tentativi che emergono di tanto in tanto di vendere l’acqua a privati o spostare le nostre risorse idriche in altre regioni come nel caso del fiume Tirino. Non si dimentichi inoltre il problema della captazione sotto i Laboratori dell’INFN del Gran Sasso sequestrata nel 2018, 80 litri/secondo di acqua di sorgente ‘messa a scarico’). Si ribadisce la necessità di mettere in sicurezza le captazioni esistenti, compresa quella nei Laboratori, e di un piano attualizzato di programmazione regionale della questione, studiato globalmente e partecipato socialmente”.