Teramo - Domani andrà in pensione il cardiologo Cosimo Napoletano: oggi si è svolta, all’interno della riunione del collegio di direzione, una breve cerimonia di commiato. Cosimo Napoletano è dal 79 alla Asl di Teramo, nell’82, vincitore di concorso, è stato assunto a tempo indeterminato in Cardiologia. Ha scelto sempre di restare alla Asl di Teramo, dove ha svolto tutta la carriera: nel 2004 è diventato direttore dell’Uoc Cardiologia-Utic-Emodinamica e dal 2007 è direttore del dipartimento Cardio-toraco-vascolare. Presidente dell’Ordine dei medici dal 2009, è stato anche il primo presidente abruzzese entrato a far parte del comitato centrale della Fnomceo (Federazione degli ordini dei medici, chirurghi e odontoiatri).
Per 12 anni è stato segretario regionale dell’Anaao, e poi è entrato nel direttivo e nel consiglio nazionale dello stesso sindacato. Inoltre è stato presidente dell’Anmco Abruzzo (Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri) e ora è nel direttivo nazionale.
“Va in pensione uno dei capisaldi della nostra azienda”, ha affermato il direttore generale Maurizio Di Giosia, che ha consegnato al cardiologo una ceramica di Castelli a nome di tutta la Asl, “con il dottor Napoletano ci siamo confrontati più volte, in occasioni di scelte importanti. E nei momenti di crisi ha sempre dato un contributo lucido e lungimirante, frutto anche dalla sua esperienza, lunga e sfaccettata, all’interno della sanità, sia a livello locale che nazionale. Lo ringrazio dunque per il contributo che ci ha dato nel corso di questi anni, e gli dico arrivederci non senza commozione”.
“Lascio un dipartimento che è l’unica struttura di secondo livello della Asl di Teramo. Ho sempre combattuto a favore della sanità pubblica, in cui credo ancora, però ritengo che non sia sostenibile così come è organizzata oggi: buona parte di questa sarà demandata al privato”, ha dichiarato Napoletano, “in passato sono stati aperti ospedali in ogni zona della nostra regione e della nostra provincia, oggi non è più sostenibile questo tipo di spesa. La politica deve ridisegnare l’assetto degli ospedali e del territorio. Altrimenti le attività assistenziali andranno ad esaurirsi. Mantenere quattro ospedali per acuti è una follia, è una lotta impari. Con meno ospedali _ alcuni andrebbero trasformati in un altro tipo di strutture _ potremmo avere una sanità migliore, razionalizzando le risorse e avendo prestazioni migliori. Comunque continuo a pensare che l’unica “vera” sanità sia quella pubblica”.