Teramo - “Quello che soltanto due settimane fa temevamo e denunciavamo, si sta drammaticamente avverando, scritto nelle carte della Asl di Teramo: con la deliberazione 3267 dello scorso 20 febbraio, l’azienda ha dato il via alle procedure di assunzione, nel reparto di Pronto Soccorso, di 5 medici fino ad oggi impegnati nel Servizio di emergenza 118 a Teramo”. Torna a ribadirlo Giovanni Cavallari, candidato al consiglio regionale dell’Abruzzo, nella lista ‘Abruzzo Insieme’ a sostegno di Luciano D’Amico Presidente.
“La coperta corta della sanità teramana e abruzzese, che ha già mostrato i suoi limiti con altri esempi fortemente lesivi della domanda di salute dei cittadini-utenti - dice Cavallari -, si concretizza di nuovo in un processo di penalizzazione e dispersione delle energie buone di un Servizio lasciato in abbandono, senza una programmazione che ne impedisse questo progressivo depauperamento.
“L’effetto concreto, che avrà dirette conseguenze su quell’assistenza territoriale fondamentale e spesso decisiva nel soccorso alle persone, è la drastica riduzione del personale medico ad appena 11 unità, dalle 17 di qualche tempo fa e dalle addirittura 32 del 2011. Oggi il numero disponibile, ridicolo rispetto anche alla professionalità dei medici impiegati, permette appena di formare i turni delle postazioni di Teramo e Giulianova, e della centrale operativa del Mazzini.
“Quelli che fino ad oggi erano definiti i ‘precari a tempo indeterminato’ vengono dunque promossi a ‘medici in via di estinzione’, tanto il loro destino (e con esso quello del 118) è segnato in provincia di Teramo. Come già accaduto per la postazione di Roseto degli Abruzzi (i cui miracolosi salvataggi raccontati in questi giorni ci confermano ulteriormente l’importanza del contributo medico nel primo soccorso), la difficoltà nella formazione degli equipaggi coinvolgerà da subito anche quelle di Sant’Omero e Atri.
“La necessità di una inversione di rotta - sostiene il candidato di ‘Abruzzo Insieme’ -, che torni a determinare scelte diverse sul futuro dell’Unità Operativa Complessa del 118, diventa tremendamente urgente. Usufruire di soccorsi che possono contare soltanto sulle competenze assegnate al personale infermieristico, la difficoltà di avere automediche disponibili quando necessario, l’aumentata responsabilità in capo agli equipaggi ‘India’ (quelli con infermiere, ma senza medico), pesano come macigni sull’organizzazione del lavoro del personale sanitario e incrementano lo stress quotidiano di un ruolo già enormemente gravato da pressioni professionali.
“Per quanto ancora il personale potrà garantire un servizio efficiente e soprattutto efficace, tenendo sempre presente che l’assenza di un medico in tre interventi su quattro incide già tanto sul rischio di insuccesso? Quando in Regione e alla Asl prenderanno atto di questo evidente fallimento nella programmazione sanitaria?”.