Logo Navuss

Celebrazione del 4 novembre, il discorso del sindaco di Teramo D'Alberto

Attualità  | 04 November 2022

Teramo - Signor Prefetto, autorità civili, militari, politiche e religiose, associazioni degli ex combattenti, cari concittadini. “Le date scritte sul grande libro della storia patria non possono essere divisive”, con questo accorato monito, Liliana Segre, lo scorso 13 ottobre, aprendo di fatto con la luce delle sue parole l’attuale legislatura, rimarcava il profondo significato delle Giornate che l’Italia ha voluto darsi per celebrare eventi, ricorrenze, anniversari di valore comune.

Nel 1922, il 4 Novembre fu istituito come festa Nazionale: una ricorrenza che, oggi come allora, ha lo scopo di rinsaldare l’unità del Paese, richiamando nella evocazione dei valori ad essi corrispondenti, i principi di Pace, solidarietà, unità, concordia.

Per un secolo tale memoria è stata l’appello ad un patrimonio di virtù proprie del nostro popolo, cui aspirare con il richiamo ad una personale e collettiva adesione. Oggi la stessa ricorrenza deve inevitabilmente essere calata dal piano evocativo e immateriale ad una dimensione totalmente concreta, materiale, visibile, non retorica.

Questo ci impone il nostro difficilissimo tempo.

Tante sono le ragioni che ci inducono a celebrare il 4 novembre dando ad esso una proiezione attualissima. Il panorama internazionale è scosso dai rumori di guerra che proiettano una luce spaventosa sul futuro dell’umanità. La situazione in Est Europa, la crisi conseguente, l’emergere di nazionalismi e populismi, i venti di un antieuropeismo, rischiano di portarci indietro nel tempo, in un passato caratterizzato da disvalori che pensavamo ormai superati

Un quadro che ci impone, oggi più che mai, di riscoprire il valore della pace, perché la festa odierna deve essere la festa della pace. Una pace che, come sancito dall’articolo 11 della nostra Costituzione, si deve tradurre nel ripudio della guerra e di tutte quelle situazioni che rischiano di provocare ingiustizie, distorsioni, diseguaglianze; generatrici, a loro volta, di conflittualità tra popoli, nazioni, comunità.

Quella pace che, come ci ricorda questo tempo che stiamo vivendo, non è mai una conquista acquisita ma va difesa ogni giorno e che va di pari passo con l’Unità della Nazione, unità che rappresenta proprio l’antitesi del populismo che oggi rischia di vanificare tutto quel percorso avviato dopo la Seconda Guerra Mondiale. Una nazione unita è una nazione che diventa consapevole della sua forza, la quale non deve essere rappresentata dall’autoritarismo, né al suo interno né all’esterno, ma caratterizzata dal vincolo più vero e più democratico, il vincolo di solidarietà.

Ecco perché oggi, Nazione unita significa Paese che non si chiude e non si limita a difendere i propri confini territoriali ma che spalanca i propri confini geografici e culturali, facendo in modo che essi siano solidi sul piano dei valori, per aprirsi al confronto e alla diversità, con ciò confermando la centralità del nostro Paese nella definizione della più grande sfida della nostra epoca, quella dell’Europa Unita.

Unità nazionale che, dunque, si apre finalmente all’unità europea.

Quell’Europa, nata come progetto di pace e per la convivenza tra i popoli, che deve essere intesa intesa non come cessione di sovranità ma come condivisione di sovranità, corrispondente alla condivisione dei destini dei popoli, delle persone che ne fanno parte e che devono essere messe prima di ogni cosa, sempre.

La guerra in Ucraina, i conflitti che ancora stanno interessando il bacino del Mediterraneo, le migrazioni che portano uomini, donne e bambini a rischiare la vita per scappare dai loro paesi, ci devono spingere a ripensare immediatamente il ruolo dell’Unione Europea e a riprendere il suo processo di integrazione che si è interrotto 18 anni fa, dando vita finalmente a un’Europa libera, unita e solidale che si regga su principi, valori, diritti, istituzioni comuni e che consacri la pace fra i popoli europei, come tracciato con lungimiranza da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel Manifesto di Ventotene. Una pace che non significa solo fine della guerra, ma soprattutto costruzione di un futuro migliore, stabile e sereno per tutti i popoli.

Un’Europa unita è motivo di forza per i singoli Stati, ancor di più in momenti di crisi come quello attuale.

Per il nostro Paese, si apre un periodo in cui le nuove forze democraticamente elette sono chiamate a dare risposte reali alle innumerevoli difficoltà, economiche innanzitutto, che incombono sui cittadini e sul mondo del lavoro ma anche sociali, con le emergenze sempre più incalzanti che quotidianamente affrontiamo: nuove povertà, immigrazione, diritti sociali e civili.

La ricchezza laica di una nazione sta nel suo sentirsi Paese e non nel farsi comunità autoreferenziale. La fortuna storica di una comunità può vantare elementi di identità ma deve affermare il diritto delle differenze. Il coraggio di stagliarsi con un proprio profilo di orgoglio e di fierezza deve misurarsi con i progressi dei Paesi ad essa esterni, a cominciare dai più vicini e da quelli con i quali si è intrapreso un cammino comune. Sono queste le condizioni su cui misurare e verificare l’Unità della nostra nazione.

Il testimone lasciato dai dolori dei due conflitti mondiali è, innanzitutto, il senso dell’appartenenza ad un comune cammino, che ha favorito lo sviluppo dell’identico sentire e della solidarietà civile. In questo quadro, le diversità si sono mitigate e, nei decenni, le distanze si sono progressivamente ricucite, favorendo – sebbene in un percorso non definitivamente affermato - un costante comune allontanamento dalle discriminazioni, dall’odio dalla contrapposizione. Siamo uniti in una cornice di principi e perciò qualsiasi strappo ad essi, è uno strappo alla nostra identità storica e costituzionale.

Non è un caso che la celebrazione delle Forze Armate coincida con quella dell’Unità nazionale. Una nazione unita, inclusiva e solidale, forte in tutte le sue articolazioni e componenti, non lascia nessuno indietro.

Il 4 Novembre ha sancito la cultura della pace, e con essa il diritto-dovere di difenderla. A ciò sono chiamate le nostre Forze Armate, che in nome della Costituzione oggi festeggiamo e a cui rendiamo omaggio per l'impegno quotidiano. Sono proprio loro, che in particolare con le missioni all’estero degli ultimi decenni, si sono affermate con specifiche peculiarità, insegnando al nostro Paese a mettere da parte ciò che divide per favorire un nuovo spirito unitario. Quello spirito promosso, con la loro azione, anche in questi tempi difficili, rappresentando punto di riferimento nella loro indelebile attività profusa per contrastare e arginare il Covid e sostenere la popolazione tutta, anche nelle delicate attività di accoglienza.

Voglio chiudere questo mio intervento ricordando come nel 1984, Sandro Pertini, allora Presidente della Repubblica, evidenziò come il “fine ultimo delle Forze Armate”, “garanti e depositarie dei più alti valori spirituali e morali consegnatici dalla lotta di Liberazione”, consistesse proprio “nella difesa della Pace così come nella tutela dell’Unità, della sicurezza e dell’indipendenza nazionale”, ribadendo “l’enorme e tragica inutilità della guerra, le mostruose ingiustizie che essa scatena, i solchi incolmabili che essa spalanca tra i popoli”.

Ai rappresentanti delle Forze Armate oggi presenti, esprimiamo la gratitudine istituzionale e dei cittadini tutti, per l’impegno al servizio del paese e della nostra comunità. Vi auguro di essere sempre più fedeli alle ragioni che ispirano la vostra azione e che ci rendono fieri di voi. Vi invio il mio saluto e quello affettuoso di tutti i teramani.

Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva la Costituzione, viva l'Italia unita!

Galleria
Condividi:
Banner Influenza 300x300.jpg
UniTe Box 300x300.jpg
Grafica Miromobili - 300px.png
ULTIMO MENSILE
Banner Influenza 300x300.jpg
UniTe Box 300x300.jpg
Grafica Miromobili - 300px.png
EUROSTUDI x web.jpg
Antiq.Acquisto.jpg
WhatsApp Image 2024-01-11 at 12.12.17.jpeg
WEB 300pixel parafarmacia villamosca.jpg
bim 300x300.jpg
Navuss è un progetto di comunicazione integrata che prevede la pubblicazione mensile di un periodico, un sito web di informazione quotidiana per poi inserirsi nel panorama televisivo ed editoriale senza tralasciare l'organizzazione di eventi culturali e formativi.
PUBBLICITÀ
CCD_Banner 300.jpg
Direttore responsabile: Serena Suriani | Registrato presso il Tribunale di Teramo con iscrizione n°711 | Contatti redazione: redazione@navuss.it - Tel. 347 1579967 | Contatti commerciale: commerciale@navuss.it - Tel. 320 3553940 | PEC: navuss@pec.it
Copyright © 2024 NAVUSS APS ETS. Tutti i diritti riservati - P.IVA e C.F: 02113590679 - Domicilio fiscale: TERAMO, VIA AEROPORTO 14/A
Condizioni e termini di utilizzo - Privacy - Cookie Policy - Dati societari - Note legali