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CLAPS: UN FATTO CULTURALE

Cultura  | 23 October 2023

Claps? Un cognome mai sentito prima di quel 12 settembre 1993, e forse insolito per quella città, Potenza. Era di domenica, Elisa Claps uscì semplicemente da casa per recarsi a messa. Uscì diretta verso la chiesa della Santissima Trinità. Elisa aveva 16 anni quando scomparse da Potenza, dalla Basilicata, dall’Italia, dal mondo, senza più farsi viva. Io avevo vent’anni quando Elisa scomparve dall’affetto dei suoi cari, dei fratelli Gildo e Luciano, del padre Antonio, dall’ineguagliabile forza di mamma Filomena – ineguagliabile!

Elisa non l’ho mai dimenticata. Elisa divenne, da quel giorno, mia sorella. Idealmente. Divenne idealmente la figlia e la sorella dell’Italia per bene. Per bene come la famiglia Claps.

Immaginate Potenza un po’ come Perugia, ma solo un po’ però, perché della bellezza architettonica del capoluogo umbro non ha nulla; ma anche Potenza è in mezzo al verde e troppo lontana dal mare, e freddissima. È una città in piedi o, come direbbe Dante, costa d’alto monte pende1. Se non si fosse mai stati a Perugia, immaginate Perugia e Potenza come due città castello, che si sviluppano principalmente in verticale, piano su piano, mattoncino su mattoncino, come una costruzione della Lego; e che per arrivare a ogni piano di questa costruzione c’era bisogno di scale, prima, e di ascensori e scale mobili oggi.

La vita a Potenza si svolge salendo su a Via Pretoria, il suo corso principale, che ne è la via dello struscio, una via teatro cittadino che accomuna tutta la provincia italiana. E su questa via si incontra la chiesa della Santissima Trinità, che a vederla da fuori sembrerebbe una chiesa come tante se ne vedono (mi lascio guidare dalla memoria cercando di rivivere con voi in questo scritto le sensazioni di quel mio primo passaggio a Potenza: non è questo un testo cronachistico ma sicuramente vero).

La madre. Il fratello Gildo. Il padre, che andava spesso negli uffici preposti a chiedere di sua figlia, che poi si è arreso chiudendosi in un doloroso mutismo, fino a morirne. La moglie Filomena, invece, da quel momento, non ha lasciato che passasse un’ora della sua vita senza chiedere di sua figlia.

Salii a Via Pretoria dalle scale mobili, quelle che erano ancora in costruzione il 12 settembre 1993, dove Danilo Restivo disse di essersi ferito avventurandosi nel cantiere, tornando dalla messa, tornando dalla chiesa della Santissima Trinità, proprio quella domenica mattina che Elisa scomparve. Fu nel 2007, verso dicembre, più o meno verso Natale, quella mia prima volta a Potenza in cerca di mia sorella, Elisa. Ma già nessuno parlava di questa storia, di mia sorella Elisa, a quattordici anni dalla sua scomparsa, come se non fosse mai successo che Elisa decidesse di sparire, di domenica, andando a messa nella chiesa della Santissima Trinità, a Potenza. I pochi che azzardavano a dire qualcosa a proposito di questa vicenda, a mezza bocca e senza farsi né sentire né vedere da nessuno, buttavano lì un nome: Emilio Colombo.

Emilio Colombo?

Emilio Colombo, potente membro della Democrazia Cristiana repubblicana, Sindaco di Potenza, parlamentare, ministro, Presidente del Consiglio, Presidente del Parlamento europeo, senatore a vita, spentosi il 24 giugno 2013 alla veneranda età di 93 anni, sostanzialmente a vent’anni dalla sparizione di Elisa. Potentino come Elisa ma lui della classe del ‘20 e, in più, non gli è mai successo, a differenza di Elisa, di scomparire dalla faccia della terra, se non da morto. Eh, no! Emilio Colombo che ha fatto la sua carriera politica gomito a gomito, chiesa chiesa, con il suo coetaneo Giulio Andreotti, che passò a miglior vita però il 6 maggio del 2013, a 94 anni. Quindi Emilio Colombo è stato l’ultimo membro ancora in vita dell’Assemblea Costituente, vale dire tra coloro che hanno fatto la Repubblica italiana, Costituzione compresa. Cattolico di ferro e cristiano d’argilla. Però, evidente, c’è un neo nella sua irreprensibile condotta politica e di vita, e pure abbastanza grosso: nel 2003, a dieci anni dalla sparizione di Elisa e alla già considerevole età di 83 anni suonati, fu implicato in una grossa operazione antidroga per contrastare lo spaccio di cocaina: Emilio Colombo pippava, tirava, e giustificò questo suo vizio dicendo che lo faceva per motivi terapeutici. Ma, a un certo punto, lo scandalo divenne talmente grosso che, senza che nessuno glielo chiedesse, ritenne di doversi scusate pubblicamente davanti alla Nazione per il fatto di essere un cocainomane. E confessò, sempre a un certo punto della sua lunga vita, pure di essere un omosessuale, ma questo non è un reato. In Italia l’omosessualità non è più un reato dal 1890.

Reticenze. Indifferenza. Insufficienza. Noia istituzionale. Copertura, mascherata da ottusità.
Insofferenza, a Gildo, a Luciano, ad Antonio, e a Filomena – che lei non si è mai arresa a un fare della funzione pubblica un fatto personale. Tutto questo c’è stato intorno alla sparizione di Elisa del 12 settembre 1993. E quel nome: Emilio Colombo, diceva la gente, quei pochi che ancora ne parlavano. Insomma, il suo amico Giulio diceva sempre che: “A pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina.” In buona sostanza, i potentini, quelli che certamente non avevano paura di pensare male degli altri e di peccare, sospettavano, sotto voce, senza farsi né sentire né vedere, che dietro le innumerevoli inadempienze della Pubblica Amministrazione nel condurre le indagini sulla scomparsa di Elisa ci fosse questo Emilio Colombo, che io all’epoca, in quel 2007, a dire il vero, non sapevo manco chi fosse. Vox populi, vox Dei, ci ricorda un altro detto popolare, molto più antico e un tempo molto in voga.

Ma, riparati dalle voci del pensare male, si può dire con assoluta certezza, a trent’anni da quel 12 settembre 1993, che il caso di Elisa Claps non è mai stato un giallo perché tutti sapevano già dalla prima pagina di questo brutto libro italiano chi fosse l’assassino, ma si è scelto di non leggerla preferendo di allevare un serial killer in seno alla società civile di nome Danilo Restivo. Tutta l’Italia per bene sapeva chi era stato a fare sparire Elisa dalla faccia della terra quella domenica mattina, pure i politici, pure gli sbirri ma, soprattutto, i preti.

Lascio ora, idealmente, giustamente, meritamente, la parola e un plauso sincero a Pablo Trincia che, con paziente caparbia – e con ben educata partecipazione all’ascolto di tutti, buoni e cattivi –, in questo suo podcast (Dove nessuno guarda – Il caso Elisa Claps, 2023) ci guida dentro questa triste vicenda italiana, cartina di tornasole di quello che è la Chiesa cattolica dell’ultimo millennio.

Credo fermamente che tutti gli italiani (buoni e cattivi) hanno il dovere morale di ascoltare questo podcast, il migliore che abbia mai seguito, per avere conoscenza plastica di quello che è sempre stato questo nostro disgraziato paese di politici, sbirri o preti.

MASSIMO RIDOLFI

 

 

1. da DANTE ALIGHIERI (1265 – 1321), La Commedia, Paradiso, Canto XI, vv. 43-48: “Intra Tupino e l’acqua che discende / del colle eletto del beato Ubaldo, / fertile costa d’alto monte pende, / onde Perugia sente freddo e caldo / da Porta Sole, e di retro le piange / per grave giogo Nocera con Gualdo.”

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