Giulianova - “Le difficoltà del pronto soccorso di Giulianova sono note da tempo, ma nel pieno della stagione estiva le criticità aumentano e i disagi diventano sempre più numerosi, facendo aumentare i rischi per i pazienti e mettendo in condizioni di lavoro inaccettabili medici e operatori. Negli ultimi giorni abbiamo ricevuto numerose segnalazioni di disservizi: ore e ore di attesa per una visita, medici che sconsigliano il ricovero nell'ospedale giuliese per carenza di specialisti, ambulanze per il trasporto privato introvabili” scrive in una nota il Partito Democratico di Giulianova.
“Durante i mesi di novembre e dicembre 2022” spiegano i Consiglieri regionali Silvio Paolucci e Dino Pepe “abbiamo effettuato quattro visite ispettive nei Pronto Soccorso della provincia di Teramo, promuovendo un confronto con i professionisti, (medici, infermieri e operatori), che quotidianamente affrontano le difficoltà di una sanità regionale colpevolmente lasciata in balia degli eventi dalla Giunta Marsilio e dall’Assessore Verì. Naturalmente, degli impegni assunti in campagna elettorale i giuliesi non hanno avuto nessun riscontro e il promesso DEA di 1° livello si è risolto con la beffa dei 40 milioni sottratti al nosocomio di Giulianova.
Oggi, ciò che maggiormente affligge i Pronto Soccorso è la drammatica carenza di personale. Il presidio di Giulianova dovrebbe avere 10 medici ma ne ha 5, stessa cosa accade per il personale infermieristico e OSS. Programmare nuove assunzioni è diventata una questione urgente”.
Fondamentale per i due Consiglieri PD è poi il rapporto e confronto con le Università di Medicina per diversificare le specializzazioni e ripensare l’accesso alle stesse Facoltà.
“In questi anni, con una sanità finalmente libera dal commissariamento, abbiamo suggerito e segnalato diversi interventi necessari, registrando ogni volta l’assoluta indifferenza di Marsilio e della sua maggioranza. Il risultato è una sanità abruzzese che manifesta tutte le sue fragilità: personale carente, liste d’attesa insopportabili e una mobilità passiva ormai dilagante” concludono Paolucci e Pepe.