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Crollo Imprese in Abruzzo, Marinelli e Cordisco: "Una verità che emerge dai numeri, taciuta e nascosta dietro la propaganda della maggioranza regionale"

Attualità  | 10 February 2025

L'Aquila - L'Abruzzo sta affrontando una crisi economica profonda, con un numero allarmante di imprese che chiudono i battenti: già se ne contano oltre 23.000. Questa realtà, spesso taciuta dietro le narrazioni trionfalistiche della Regione e dell’assessore dedicato più agli spot che all’agire concreto, dipinge un quadro ben diverso e preoccupante.

Dati Inequivocabili.

I dati parlano chiaro: negli ultimi anni, l'Abruzzo ha subito una perdita significativa di tessuto imprenditoriale, anche peggiorando i dati del periodo Covid. Soffre enormemente anche la grande industria, specie nel settore automotive, ma viviamo il dramma delle piccole e medie imprese, spina dorsale dell'economia regionale, che sono state le più colpite e non supportate da misure di sostegno pubblico. Questo trend negativo è confermato da diverse fonti, tra cui associazioni di categoria, istituti di ricerca e registri camerali. Secondo Unioncamere, l’Abruzzo è maglia nera italiana nell’ultimo anno.

Cause profonde: mancanza di visone, sperpero di risorse verso settori propagandistici e inefficienza nella gestione dei fondi strutturali.
Le cause di questa debacle sono molteplici, ma una spicca su tutte: l'incapacità della Regione di gestire in modo efficace i fondi strutturali e quelli destinati alla formazione. Questi fondi, cruciali per lo sviluppo e la crescita delle imprese, spesso rimangono inutilizzati o vengono spesi in modo inefficiente, senza generare un impatto reale sull'economia locale.

Ritardi burocratici, criteri di accesso complessi e mancanza di una visione strategica hanno impedito alle imprese di beneficiare di queste risorse vitali e di cancellare risorse strategiche addirittura già finanziate dal centrosinistra.
Una sciagurata gestione dei fondi per la formazione e la mancanza di una programmazione adeguata e di una connessione tra formazione e fabbisogni del mercato del lavoro hanno reso questi fondi tardivi, insufficienti e inefficaci nel sostenere la crescita delle competenze e l'innovazione.

Le conseguenze sono ormai devastanti. Il crollo delle imprese ha conseguenze pesanti sull'intera regione: migliaia di lavoratori si ritrovano senza impiego e senza possibilità di nuova formazione e occupazione, con un impatto negativo sulle famiglie e sulla comunità. Vi è poi un forte depauperamento del tessuto sociale conseguente alla chiusura delle imprese, che comporta la perdita di cittadini, competenze, know-how e legami sociali, impoverendo il tessuto sociale ed economico.

Non da ultimo, il corollario sconvolgente di questi dati e della cecità della politica regionale cade sui giovani che, di fronte alla mancanza di opportunità, sono costretti a emigrare verso altre regioni o paesi, privando l'Abruzzo di risorse umane preziose.
Il Pd chiede da anni - e con la conferenza programmatica sempre più intensamente - la necessità di un cambio di rotta da parte della Regione Abruzzo. È necessario un approccio più pragmatico e orientato ai risultati nella gestione dei fondi, con una maggiore attenzione alle esigenze delle imprese e del territorio. Solo così sarà possibile invertire la tendenza negativa e rilanciare l'economia abruzzese. Ormai ci sono troppe crisi raccontate ma non risolte, tutte annichilite da promesse e rinvii.

Noi diciamo: Meno mance, meno spot, meno propaganda, meno viaggi inutili e più azioni concrete per salvare l’economia e il tessuto produttivo/sociale del nostro Abruzzo.

Gianni Cordisco, responsabile economico Pd Abruzzo e Daniele Marinelli, segretario regionale Pd Abruzzo

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