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Delitto di Melania Rea: il movente? La madre era troppo invadente

Cronaca  | 05 July 2023

Teramo - La madre era troppo invadente. Una relazione altalenante e poco passionale. Questo in sintesi il movente che avrebbe spinto Salvatore Parolisi a tradire e poi, uccidere, secondo la Giustizia, Melania Rea. In permesso premio  dal carcere di Bollate (Milano) dove è recluso, dopo essere stato per anni nel carcere teramano di Castrogno. Queste alcune delle dichiarazioni che rilascia ad una giornalista, Raffaella Grigi, di “Chi l’ha visto”. “Quando vivi in una scarpa, e una ti dice ‘ti amo’, stai meglio”. Melania l’ha scoperto il tradimento. A Ludovica avevo detto che avrei divorziato.

Lei mi faceva stare bene per averla delusa, per averla presa in giro. Voglio essere qualcosa in più di una scappatella. Io sono un pezzo di merda ma sono innocente, non l'ho uccisa”.

Non volevo che Melania lavorasse e le lasciavo 500 euro al mese. Non sapevo che non avesse soldi per andare a prendere il caffè. (Sarà questo uno dei principali dubbi dell’accusa per provare la colpevolezza di Parolisi).  

“Mi vergogno di essere uomo ascoltandolo - afferma il fratello di Melania, Michhele Rea, in trasmissione. - che Melania fosse legata alla mamma non c’è dubbio ma ha sempre rispettato la loro privacy. L’amava perché le passava 500 euro? E poi la sua colpevolezza è stata definita con sentenza definitiva. Uno che parla così in questi termini non dovrebbe dare permessi premio a questi soggetti”. 

“Parolisi - conclude Michele Rea - il conto lo pagherà con la legge ma mai con la famiglia, dopo 12 anni”.

Gli avvocati sottolineano che la legge prevede permessi premio e quindi "non c'è nulla di scandaloso". 

Ricordiamo che nel maggio 2015 arriva la condanna di Parolisi, che si è sempre dichiarato innocente: è stata ridotta da trenta a venti anni. La Corte d'assise d'appello di Perugia ha applicato lo sconto previsto dal rito abbreviato scelto dall'ex caporal maggiore. La Cassazione, confermando la sua responsabilità nel delitto, ha annullato l'aggravante della crudeltà. Mentre nel 2016 sempre la Cassazione, respingendo un nuovo ricorso della difesa per la concessione delle attenuanti generiche, ha definitivamente confermato la condanna a venti anni di reclusione per l'uomo.


La storia. Melania Rea è stata trovata morta, all'età di 29 anni, il 20 aprile 2011 nel boschetto delle Casermette di Ripe di Civitella del Tronto, in provincia di Teramo. Era sparita da due giorni. Unatelefonata anonima da una cabina telefonica posta in piazza San Frncesco a Teramo ha permesso di rinvenire il cadavere. 

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