Pescara - “L’Abruzzo non può subire l’ennesimo taglio da parte del Governo Meloni. Il Dimensionamento scolastico imposto dal Governo, infatti, non è altro che un taglio lineare celato dietro al velo di un non meglio specificato efficientamento della rete scolastica. Una scelta sbagliata, maggiormente in Abruzzo, visto che il Dimensionamento non tiene conto della particolare conformazione territoriale della nostra regione: la presenza di comuni montani, la mancanza di efficienti reti di trasporto e la carenza di servizi nelle aree interne, a cui si aggiungerà il depotenziamento dell’offerta scolastica. La lieve inversione di tendenza, che addirittura alcuni esponenti della destra regionale intendono come vittoria, è dovuta all’intervento contenuto nel decreto Milleproroghe che ha consentito di derogare a tutte le regioni italiane, per il solo anno scolastico 2024/2025, fino al 2,5% rispetto al numero delle scuole da tagliare. Quindi un provvedimento temporaneo, che porta da 11 a 7 il numero di istituti coinvolti, solo per il prossimo anno scolastico, e certamente non ottenuto per l’Abruzzo o per la capacità di questa Giunta di far valere le ragioni del territorio sui tavoli romani”: ad affermarlo è il candidato alla Presidenza della Regione Abruzzo Luciano D’Amico, che prosegue: “Inoltre, è da sottolineare che i fondi utilizzati per le deroghe verranno sottratti al Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa delle scuole, rappresentando comunque un taglio al settore istruzione. Il diritto alla formazione delle giovani e dei giovani abruzzesi deve essere garantito in tutta la regione. Ma se nelle zone densamente popolate, dove è più fitta la presenza delle scuole, l’accorpamento degli istituti si farà sentire di meno, in quelle interne e di montagna questo tipo di intervento si tradurrà in un impoverimento della didattica e del diritto allo studio. In definitiva il Dimensionamento scolastico, così come proposto, rappresenta tutto ciò che occorre evitare affinché le aree interne non perdano ulteriore terreno rispetto alle città e alle aree costiere, in termini di qualità dei servizi. La strada da seguire è esattamente opposta: se vogliamo valorizzare l’identità e le potenzialità dell’Abruzzo bisogna prendersi cura del suo policentrismo, a tutti i livelli. È dannoso, oltre che irrazionale, pretendere di applicare stessi criteri e misure per territori con conformazione e condizioni di partenza molto diverse. Vale per l’istruzione, così come per la sanità, le infrastrutture, e gli altri ambiti”.