Fiumi di parole, ma il pallone biancorosso è sgonfio. Il pallone biancorosso è scoppiato. Dopo la Covisoc (che aveva negato l'iscrizione del club aprutino con concedendo la licenza operativa) anche il consiglio federale della Figc spedisce il Teramo al diavolo. Volendo sdrammatizzare si potrebbe ricorrere ad un "Cucù il Teramo non c'è più". In pochi s'erano illusi. Il grosso aveva capito da tempo che, come ha scritto Francois Rabelais prima di morire "Tirate il sipario, la farsa è finita". Il bastian contrario potrebbe, forse, anche giustamente obiettare che ci sono cose più importanti nella vita: gli aumenti di luce, gas, la benzina che supera i due euro, la cavallette, la lumaca gigante, la secca dei fiumi, e per la serie non ci manca nulla la guerra anche se i grandi su una cartina hanno già deciso come ricostruire mentre tuonano ancora i cannoni. Paolo Crepet ha scritto che "L’essenziale non lo si coglie quando i conti tornano, ma soltanto quando il sipario cala all’improvviso e non resta che una platea vuota e ci si sente immensamente soli". Non solo ma potrei anche aggiungere che "Il più grande nemico della menzogna non è la verità: è una nuova menzogna. Juan Goytisolo scrittore spagnolo 1931". "Cucù il pallone non c'è più". Tutto finito dopo questa seconda esclusione? Aggrappiamoci ad un esile filo di speranza. Non del tutto. Ci si potrebbe ancora rivolgersi al Collegio di Garanzia del Coni (e poi in chiave amministrativa al Tar del Lazio) che avrà il compito di decidere se "confermare o ribaltare" il risultato, ma statistiche alla mano le chance che vengano disattese le scelte di Covisoc, prima, e Figc, poi, sono decisamente basse. Andate in pace il calcio è finito.
Il cronista matusa