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Droga nelle parti intime da far entrare in carcere, fermata

Cronaca  | 06 December 2022

Teramo - Cocaina e hashish, nascosti nelle parti intime, da far entrare in carcere. E' quanto hanno scoperto gli agenti della Polizia Penitenziaria addosso a una 28enne che aveva raggiunto la Casa circondariale di Teramo per un colloquio con il convivente. La donna è stata fermata e denunciata, mentre l'uomo, una volta saputo quanto accaduto, ha devastato diversi arredi della Sezione in cui è ristretto, tentando anche di aggredire gli agenti. A darne notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe).

Lo stesso sindacato fa sapere che la Polizia Penitenziaria ha scoperto e sequestrato anche un telefono cellulare, perfettamente funzionante, nella cella di un altro detenuto ristretto a Castrogno. "La pur significativa carenza organica del penitenziario di Teramo - commenta il segretario generale del Sappe, Donato Capece - viene colmata dalla grande professionalità degli uomini e delle donne della Polizia Penitenziaria, che hanno posto in

essere queste operazioni di polizia che hanno portato frutti, assicurando alla legge la punibilità dei reclusi che continuano a commettere reati anche nelle condizioni di detenzione”. "La Polizia Penitenziaria è quotidianamente impegnata nell'attività di contrasto all'introduzione di telefoni

cellulari ed alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. Nonostante la previsione di reato prevista dal art. 391 ter del Codice penale per l'ingresso e detenzione

illecita di telefonini nelle carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi. Vanno adottate soluzioni drastiche, come la schermatura delle Sezioni detentive e degli spazi nei quali sono presenti detenuti all’uso dei telefoni cellulari e degli smartphone".

Per il Sappe è "ormai indifferibile adottare tutti quegli interventi che mettano in grado la Polizia Penitenziaria di contrastare la rapida innovazione tecnologica e la continua miniaturizzazione degli apparecchi". In tal senso Capece auspica "un intervento dei vertici dell'Amministrazione Penitenziaria".

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