Teramo - La chiusura della fonderia Veco di Martinsicuro rappresenta ancora, a distanza di due anni, una ferita aperta nel tessuto sociale e industriale della provincia di Teramo e di tutta la regione. Gli operai della Veco, dopo anni di sacrifici e lotte, si trovano ora in una situazione di totale abbandono. Dopo il fallimento e un lungo periodo di ammortizzatori sociali, adesso anche l’indennità di disoccupazione è terminata, lasciando molte famiglie senza alcuna fonte di reddito.
Durante gli anni di vertenza, tanti politici del territorio si sono mostrati solidali con gli operai, partecipando alle proteste e promettendo soluzioni. Tuttavia, queste promesse non si sono tradotte in azioni concrete. La politica, che dovrebbe rimuovere gli ostacoli e garantire il lavoro, ha fallito nel suo compito. Gli operai della Veco sono stati e continuano ad essere gli "invisibili" agli occhi di chi ha il potere di intervenire e che avrebbe dovuto risolvere e anzi migliorare le loro condizioni.
Scrivemmo e protestammo all'epoca perché la Regione avviò tardivamente corsi di formazione per la riqualificazione professionale, con prospettive di reimpiego estremamente basse. Questo ritardo nell'intervento ha ulteriormente aggravato la situazione, lasciando gli operai senza strumenti adeguati per reintegrarsi nel mondo del lavoro. Inoltre, i corsi di formazione non si sono rivelati efficaci, evidenziando la necessità di ripensare completamente l'intero sistema, che evidenzia una incapacità di leggere il contesto. Chi è riuscito a rioccuparsi lo ha fatto grazie alle competenze che aveva già, non certo tramite la formazione offerta dalla Regione. E chi ci è riuscito, è rientrato nel mondo del lavoro da lavoratore interinale, con contratti brevi e poche prospettive.
La chiusura della Veco ha trasformato un deserto industriale in un deserto sociale. A due anni dalla chiusura, niente è cambiato. Le promesse politiche sono rimaste parole vuote, e gli operai si trovano ora senza lavoro e senza disoccupazione. Le loro vite sono state stravolte, e il futuro appare incerto.
Questa situazione evidenzia una drammatica mancanza di responsabilità e di capacità di intervento da parte delle istituzioni. La storia degli operai della Veco dovrebbe servire da monito per chi ha il compito di governare e di proteggere i lavoratori. Non basta mostrarsi solidali nei momenti di protesta, è necessario agire concretamente per garantire dignità e futuro a chi ha dedicato la propria vita al lavoro.
La Segretaria generale FIOM CGIL TERAMO Natascia Innamorati