Teramo - Questa mattina nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso “Piano B – La Casa della Legalità e dell’Ambiente” a Teramo, Fridays for Future Teramo e WWF Teramo hanno presentato un documento di analisi dei programmi elettorali presentati dalle coalizioni che sostengono i candidati alla carica di sindaco del Comune di Teramo Carlo Antonetti, Gianguido D’Alberto e Maria Cristina Marroni. L’analisi ha riguardato sei macro-temi ambientali al fine di valutare la sostenibilità dei programmi di governo della città. Il documento contiene poi 10 proposte per rendere la città di Teramo più sostenibile.
L’analisi dei programmi ha dovuto tenere conto della scelta della candidata Marroni di presentare un programma limitato ad un elenco di obiettivi sotto forma di “titoli” che lo ha reso meno confrontabile con i programmi degli altri due candidati.
Tutti e tre i programmi presentano molti punti in comune con proposte a volte anche coincidenti. Da osservare poi che vi sono elementi poco definiti: ad esempio, dopo aver indicato un progetto o un intervento da realizzare, spesso risultano evasivi sulla gestione dello stesso (si tratta di un limite programmatico non di poco conto perché spesso è più facile individuare fondi pubblici per costruire o recuperare un edificio, che trovarne per gestirlo).
Va osservato che in tutti e tre i programmi risultano assenti alcuni temi importanti come:
· il contrasto al consumo di suolo;
· lo sviluppo di Nature-based solutions (NBS), le soluzioni basate sulla natura per affrontare, tramite un uso sostenibile della natura, le sfide socio-ambientali come il cambiamento climatico, il rischio idrico, l’inquinamento dell’acqua, la sicurezza alimentare, la salute umana, la gestione dei rischi e delle calamità ambientali;
· la tutela della biodiversità: in passato si era anche ipotizzato l’ingresso di una parte del territorio comunale nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga;
· la tutela del nostro patrimonio idrico, nonostante da oltre 20 anni sia aperta una vertenza territoriale importantissima come quella per la messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso, minacciato dalle interferenze delle gallerie autostradali e dei Laboratori sotterranei dell’INFN;
· la gestione del servizio idrico integrato nello spirito del referendum contro la privatizzazione dell’acqua del 2011, recuperando l’idea del superamento dell’attuale modello di società per azioni della Ruzzo Reti verso il modello di azienda speciale come “ABC – Acqua Bene Comune” di Napoli.
Sostenibilità, clima ed energia.
Tutte e tre le coalizioni, pur rimanendo nel vago, richiamano opportunamente la necessità di favorire l’adesione dei cittadini alle comunità energetiche per la produzione e la condivisione di energia elettrica da fonti pulite. Il programma di D’Alberto scende un po’ più nel dettaglio individuando l’area dell’ex-discarica La Torre – recentemente risanata – quale sito per la realizzazione di una specifica comunità energetica.
Sia il programma di Antonetti che quello di D’Alberto promuovono l’efficientamento energetico degli edifici pubblici e amministrativi, oltre che un ammodernamento tecnologico degli stessi.
Opportuna la previsione di un Piano Regolatore Energetico contenuta nel programma di Antonetti così come l’dea di creare un Ufficio comunale a supporto dei cittadini finalizzato anche ad accelerare e accompagnare la transizione energetica. Al riguardo Marroni parla di un nuovo Ufficio Sostenibilità comunale.
Anche se non si prevede la realizzazione di un vero e proprio Piano di Adattamento Climatico (come sarebbe opportuno per un’amministrazione comunale nel 2023), il programma di Antonetti contiene poi un importante richiamo alla promozione di strategie finalizzate alla conservazione e allo sviluppo della biodiversità per rendere Teramo maggiormente resiliente rispetto alle condizioni climatiche estreme determinate dal cambiamento climatico.
Nel programma di Antonetti, viene poi opportunamente previsto un Piano Antenne dellpa Telefonia Mobile.
Il tema energetico, anche se in modo meno innovativo, viene trattato anche da D’Alberto. Quello di Marroni si limita ad un generico titolo “Comunità energetiche”.
Verde e biodiversità.
In merito alla gestione del verde i programmi di Antonetti e di D’Alberto sembrano molto interessati alla fruizione. Si punta ad una “valorizzazione” dei parchi fluviali come delle altre aree verdi dimenticando che i nostri lungo-fiumi sono sicuramente destinati alla fruizione dei cittadini, ma rappresentano anche dei corridoi ecologici importanti per garantire la biodiversità del nostro territorio. È certamente importante far vivere i parchi fluviali anche attraverso iniziative di richiamo, ma non dovrebbe passare l’idea di parco come estensione della città, dunque zona cittadina con le stesse regole e la stessa offerta della città.
La tendenza ad affidare ad operatori economici la gestione di parte dei parchi fluviali in cambio della manutenzione, se da un lato agevola le casse comunali (e di conseguenza gli stessi cittadini contribuenti), dall’altro snatura l’idea stessa di parco fluviale che dovrebbe comunque mantenere un livello di naturalità tale da distinguerlo da un’aiuola di più grandi dimensioni.
Tutti e tre i programmi parlano di strategie per accrescere e monitorare il verde pubblico: mentre quello di D’Alberto contiene vari spunti, Antonetti dedica uno specifico paragrafo al Piano particolareggiato di potenziamento del verde pubblico, anche se la frase “piantare qualche albero, ad esempio, è un’operazione semplice e più che sufficiente per rinfoltire il verde urbano” risulta un po’ superficiale rispetto ad un tema così importante.
Se tutti dedicano spazio o richiami alla tutela degli animali da affezione (benessere animale e lotta al randagismo), è praticamente assente il tema della tutela della fauna selvatica, nonostante il territorio comunale di Teramo non sia costituito solo dalle aree urbane.
Interessante la parte del programma di Antonetti dedicata allo sviluppo di un’economia agricola urbana e di un mercato contadino, mentre in quello di D’Alberto si accenna alla nascita di un orto botanico nel parco fluviale e in quello di Marroni si parla di rete delle fattorie didattiche e di aziende agrituristiche per un’educazione ambientale e una recettività diffusa.
Marroni prevede anche il contratto di fiume Interamnia sul Tordino e sul suo affluente Vezzola.
Mobilità e trasporto urbano.
Il tema non viene trattato nel programma di Marroni, mentre sia Antonetti che D’Alberto sottolineano la necessità di adottare e attuare un Piano Urbano del Traffico e un Piano Urbano della Mobilità (strumenti di cui si discute da anni a Teramo). Antonetti prevede anche l’attuazione di un Piano del Tempo e degli Orari per ottimizzare gli ingressi e le uscite dal lavoro e dalle scuole. Allo stesso modo entrambe le coalizioni puntano al miglioramento del servizio ferroviario verso la linea adriatica e al potenziamento del trasporto urbano, senza però prendere impegni sul privilegiare l’acquisto di nuovi autobus che non utilizzino combustibili fossili.
Non appare condivisibile come viene affrontato il tema “parcheggi” nel programma di Antonetti che mira a garantire a ciascuna famiglia residente un posto auto a carico della collettività. Un approccio che peraltro risulta essere in contraddizione rispetto ad altre parti del programma laddove si punta a disincentivare l’uso del mezzo privato. Anche il programma di D’Alberto ha una previsione poco definita facendo riferimento ad un generico “aumento della disponibilità dei parcheggi in città” (dove, come, con quale obiettivo?).
Incomprensibile poi l’dea di Antonetti di delocalizzare l’attuale autostazione di piazzale San Francesco per rendere disponibile l’area per “altre urgenti esigenze strutturali”, ipotizzando così di costruire nuovi poli attrattivi a ridosso del centro storico, in un’area che già presenta enormi spazi inutilizzati da recuperare (ex-manicomio).
Il tema della mobilità ciclopedonale è molto trattato nel programma di D’Alberto con la previsione di una pista ciclabile Teramo-Frondarola-Valle San Giovanni, il richiamo al progetto Magic Italy’s Centre per una rete sentieristica per bici nel centro Italia, l’intenzione di proseguire nella realizzazione di corsie ciclabili all’interno dell’area urbana.
Marroni parla genericamente di una “Bicipolitana Teramana”.
Sulle corsie ciclabili non è condivisibile la critica contenuta nel programma di Antonetti sul “dipingere l’asfalto di rosso”, considerato che le corsie ciclabili, secondo il codice della strada, sono proprio una parte dell’ordinaria corsia veicolare destinata alla circolazione delle biciclette.
È sicuramente auspicabile la creazione di piste ciclabili e corsie protette, ma laddove queste non sono possibili, la creazione di corsie ciclabili indicate semplicemente sull’asfalto è comunque una scelta opportuna in linea con quanto si sta facendo in tante altre città.
Maggiore spazio avrebbe meritato il trasporto pubblico con proposte anche più concrete.
D’Alberto sembra individuare il trasporto pubblico urbano come un traguardo della comunità, Antonetti lo propone come un servizio da rendere il più efficiente possibile per il fruitore: due facce della stessa medaglia, importanti entrambe.
Nell’immaginare una Teramo sostenibile, non possiamo non immaginare un servizio di trasporto pubblico quantitativamente e qualitativamente migliore che copra un maggiore chilometraggio, in più fasce orarie, a prezzi razionalizzati e diversificati su più criteri (a partire da costi abbonamenti più contenuti per gli studenti delle scuole e dell’Università). È ovvio che questo processo deve essere accompagnato da un maggior coinvolgimento della cittadinanza verso l’utilizzo del trasporto urbano, sia per circostanze economiche che culturali.
Il programma di D’Alberto su questo argomento è più frammentato, ma parla chiaramente di richiesta di chilometraggio aggiuntivo alla Regione, razionalizzazione del servizio di trasporto pubblico locale (senza specificare altro) e rinnovo della richiesta del biglietto unico per il trasporto.
Antonetti dedica una sezione specifica al trasporto pubblico, ma con alcune dichiarazioni che appaiono poco verosimili: se è corretto lavorare per una maggiore diffusione del mezzo pubblico perché ciò renderebbe anche possibili economie di scala che farebbero risparmiare i cittadini, ipotizzare tempi di attesa di massimo 5 minuti appare francamente eccessivo, oltre a rappresentare uno spreco in termini di emissioni e un aumento dei costi.
A tutti i candidati si raccomanda uno studio razionale su orari, chilometraggi e mezzi al fine di compiere scelte razionali che puntino ad un servizio efficiente ed economico.
Sviluppo urbanistico.
Nessuna delle coalizioni adotta in maniera esplicita l’obiettivo di bilancio zero per il consumo del suolo. E nel 2023 si tratta di una mancanza non da poco. Nel programma di D’Alberto, ad esempio, si accenna ad una variante al Piano Regolatore Generale, ma non si forniscono elementi sull’indirizzo che tale variante dovrà avere.
Sempre in tema di consumo di suolo, il tema della localizzazione del nuovo ospedale viene affrontato marginalmente da Antonetti che si dichiara più interessato al “come” sarà il nuovo ospedale rispetto al “dove”. Più netta la posizione di D’Alberto che dichiara una “totale contrarietà” alla delocalizzazione, anche se poi rinvia la scelta finale all’esame dello studio di fattibilità che la ASL dovrà produrre. Inoltre non vi è alcun accenno al fatto che una scelta di non delocalizzazione trova la sua motivazione nel non voler cementificare aree fino ad oggi non urbanizzate.
Il programma di Antonetti prevede un Piano particolareggiato per il recupero delle aree industriali dismesse senza però dare indicazioni sul tipo di recupero e con quali finalità.
Interessante la proposta contenuta nel programma di D’Alberto di riqualificare il sottopasso di Piazza Martiri con uno spazio di coworking, specialmente qualora se ne consentirà l’utilizzo anche al mondo del Terzo Settore.
Gestione rifiuti.
Il tema non viene affrontato nella sua complessità e manca del tutto un impegno alla prevenzione nella produzione di rifiuti.
Sia Antonetti che D’Alberto si dichiarano intenzionati a istituire la tariffa puntuale sui rifiuti per cui chi ne produce di più, paga di più. Antonetti chiede l’introduzione del “trasponder attraverso il quale si arriva ad una identificazione certa dell’utente a cui il contenitore di rifiuti si riferisce”.
Nel programma di D’Alberto si fa un breve accenno alla necessità di diffondere l’utilizzo di materiale compostabile in tutti gli eventi promossi dal comune. Più concreto il richiamo al progetto del biodigestore per la chiusura del ciclo dei rifiuti.
Antonetti richiama opportunamente il Green Public Procurement (GPP) per indirizzare gli acquisti del Comune verso l’economia circolare. Per il resto il programma di Antonetti contiene un breve e criptico accenno: “abbiamo le idee e i programmi per affrontare il problema e impedire che il problema rifiuti diventi da priorità una emergenza”. Stessa cosa per quello di Marroni: “razionalizzazione ciclo rifiuti”.
Tutti i programmi dedicano spazio agli aspetti gestionali e di governance della TEAM - Teramo Ambiente SpA.
Partecipazione.
La proposta di D’Alberto sembra puntare molto sul tema della partecipazione e della collaborazione tra le comunità. Si promuove il coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni nella gestione di beni comuni e nelle scelte di governo. Si prevedono l’istituzione di un rappresentante delle comunità di cittadini stranieri e uno degli studenti (già istituito), la redazione di un regolamento delle associazioni di volontariato e l’attuazione dell’istituto del bilancio partecipativo.
Meno netti gli impegni di Antonetti che preferisce richiamare il tema della partecipazione nei vari argomenti trattati prevedendo l’istituzione di specifiche consulte (ad es. consulta dei genitori o consulta degli ordini professionali). Apprezzabile invece l’aver previsto attività di sensibilizzazione di famiglie, studenti e operatori economici attraverso le attività svolte dai Centri di Educazione Ambientale (CEA).
10 proposte per rendere Teramo più sostenibile
1) Recuperare e non consumare. Introdurre il Bilancio zero di consumo di suolo nelle pianificazioni urbane, procedendo ad una valutazione del patrimonio edilizio esistente come prima base per piani di recupero delle aree già compromesse, inutilizzate o sottoutilizzate.
2) Rinaturalizzare la città. Promuovere interventi di de-impermeabilizzazione del suolo, riforestazione di aree urbane abbandonate e progettazione di nuove aree verdi anche per aumentare la sicurezza del nostro territorio.
3) Mobilità verde incentivata. Prevedere incentivi per andare al lavoro in bici, fornire più corse a maggior chilometraggio (soprattutto nelle serate dei fine settimana), sperimentare servizi di trasporto pubblico gratuiti (almeno per alcune categorie), aumentare le aree chiuse al traffico.
4) La città naturale. Adozione di piani della biodiversità urbana che mettano insieme infrastrutture verdi e reti ecologiche e piani di adattamento al cambiamento climatico.
5) A scuola in libertà. Programmi di accompagnamento di comunità a piedi o in bicicletta rivolti agli studenti della scuola primaria e secondaria di primo grado lungo percorsi definiti casa/scuola.
6) I Guardiani del verde. Programmi di volontariato per prendersi cura del patrimonio verde.
7) Merci eco-logiche. Promuovere progetti di “logistica urbana” con la creazione di piattaforme per l’ingresso e la distribuzione delle merci in città.
8) Educare alla sostenibilità. Realizzare Aule-Natura in scuole e all’ospedale per fornire a bambini e ragazzi la possibilità di fare attività in un ambiente naturale. Creare reti di insegnanti e programmare progetti interscolastici su tematiche ambientali con attività anche per fasce di età miste.
9) Comunità sostenibili. Sviluppare programmi diffusi di sensibilizzazione e divulgazione sul risparmio energetico e sulle comunità energetiche.
10) Acqua, bene comune. Attività di informazione per combattere la dispersione idrica e lo spreco di acqua, coinvolgimento dei cittadini nella gestione di questo bene primario, lavorare per ridurre le perdite e per recuperare i circa 100 litri di acqua al secondo del Gran Sasso che attualmente vanno a scarico perché non sufficientemente sicure.