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IL MOVIMENTO TEATRALE

Cultura  | 29 July 2023

“Nobile è veramente colui che lavora, nobile è veramente colui che produce, colui che porta il suo sasso all'edificio della Patria.”

Questo spaventevole motto è la prima scoperta che faccio seguendo la carovana del Teatro Vagante (spinta come sempre con energia da Sara Gagliarducci e Valentina Nibid) a Civitaretenga, unica frazione del comune di Navelli, L'Aquila. Tale scritta è riportata a caratteri cubitali sulla facciata di un palazzotto ben ristrutturato appena si entra sul corso dell’antico borgo.

Ma perché è spaventevole questa scritta?

È spaventevole perché è tratta dal discorso che Benito Mussolini fece a Ferrara il 22 settembre 1924, forte del risultato elettorale di aprile, ottenuto grazie a un clima di intimidazioni e violenze, come denunciò in Parlamento Giacomo Matteotti nella seduta del 30 maggio, fatto che gli costò la vita, sequestrato e ucciso il 10 giugno da una squadraccia fascista. È così che successe che l'Italia si ritrovò sotto la dittatura di Benito Mussolini, primo maresciallo dell'Impero.

Quella ignominiosa scritta, sindaco Paolo Federico, deve essere immediatamente cancellata perché sono certo che non rappresenta in nulla l'ospitale popolo di Civitaretenga e di Navelli, civile, multietnico, democratico. E sono certo che presto mi informerà della sua cancellazione.

Ma proseguiamo il cammino di scoperta che ci propongono Sara e Valentina, e i loro fedeli attori vaganti, Quando la terra dorme.

Tra passi recitati e cantati e ballati, il corteo di pace arriva ai moduli abitativi che furono allestiti dopo il tragico terremoto del 2009, ora quasi totalmente inutilizzati o offerti come asilo ai profughi ucraini, che si uniscono alla festa che è andata a scovarli e a prenderli: si arricchiscono così le voci della carovana di suoni stranieri e vicini, che bene concertano con gli accetti italiani già portati in dote, provenienti da tutta la Penisola.

E insieme si scende ai campi dormienti dello zafferano. Terra che aspetta di lustro in lustro di rifiorire. E allora occasione di un richiamo. Di un sentimento. L'uomo, la terra e il suo fiore. E qui si aspetta insieme, da uomini, il tramonto del sole dietro i rilievi del massiccio del Gran Sasso d'Italia che fanno da corona all'altopiano.

E il corteo si fa silenzio avvicinandosi all'antico ghetto ebraico di Civitaretenga, già espulsi nel 1500 dal Regno di Napoli, quando mascherarono gli edifici con insegne cristiane per cancellarne la precedente occupazione giudaica, come pure la toponomastica, affinché non si sapesse che lì c’erano stati dei giudei. E il silenzio di tutti partecipa a maturarne il loro ricordo. A farlo rifiorire.

Ci avviciniamo tutti alla fine del cammino, saziati da questo viaggio dentro il lungo budello della Storia che corre immancabilmente in ogni luogo, come ogni luogo è scoperta di sé, quando sulla porta della sua casa troviamo ad attenderci Maria, che per salutarci si è fatta aiutare ad alzarsi dal letto e a prepararsi per farsi trovare bella dai forestieri, che rispondono commossi al suo generoso benvenuto, che impreziosisce noi tutti.

Rientrati nel chiostro del convento di Sant'Antonio, dove il cammino ha avuto inizio, si intona un canto arabo e si danza un ballo ucraino. Ci rifocilliamo con risotto allo zafferano e carne alla brace e una fresca insalata. E si brinda più volte e a più voci. Non sono stati invitati risentimenti e odi. Restano fuori. Estranei. Come quella irripetibile scritta, portatrice di distruzione e di morte, che qui è invitata solo la santità che è dentro ogni vita.

Il grande teatro naturale dei luoghi è che va in scena grazie all'opera itinerante, vagante, di Sara Gagliarducci e Valentina Nibid.

Il "movimento teatrale" è una attività che fa bene allo spirito al corpo e alla memoria.

MASSIMO RIDOLFI

Ph.: Di spalle, Valentina Nibid e Sara Gagliarducci 

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