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Il Vecchio Nerd e i cartoni animati degli anni '80

Cultura  | 07 May 2022

Gli appassionati di animazione giapponese devono molto agli anni 60 e 70. Si pensi alla grande quantità di cartoni animati (una volta venivano chiamati così…) veri capolavori nati in quel periodo dalle menti di geni creativi come Go Nagai (autore di “Mazinga Zeta”, “Goldrake”, “Jeeg robot” e molti altri) o di Ikky Kajiwara (autore de “L’Uomo Tigre” e “Rocky Joe”…). Tra i massimi esperti italiani di animazione giapponese c’è Thomas Scalera - giornalista e scrittore - conosciuto con lo pseudonimo di “Il Vecchio Nerd”.

Sul suo canale Youtube ci racconta in maniera approfondita la storia degli anime giapponesi, ma anche di manga, di videogiochi e di modellismo legati al settore. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui per conoscere meglio quel mondo fantastico fatto di colori,  di divertimento e azione ma anche di insegnamento, che ci ha conquistati da bambini e che continua ad appassionarci ancora oggi.

Il 4 aprile del 1978 rappresenta una data storica per gli appassionati di robottoni giapponesi: nella seconda rete RAI - che allora si chiamava Rete2 - veniva trasmesso il primo episodio di ATLAS UFO ROBOT. Era una novità assoluta, un cartone diverso da qualsiasi altro trasmesso fino ad allora.

Il fenomeno Goldrake” come è stato vissuto allora e che rappresenta ancora oggi per milioni di fan?

Il fenomeno Goldrake è qualcosa di complesso, ma semplice allo stesso tempo. Una cosa nuova, che arrivava sui teleschermi, una storia che parlava di guerra, di combattimenti, di paladini dell’umanità, di alieni invasori. Certo, erano temi che avevamo già visto nei film e negli sceneggiati, ma che non erano ancora stati sviluppati in quelli che noi chiamavamo all’epoca “cartoni animati” (il termine giusto è ANIME). Fino a quel momento i cartoons erano un prodotto di intrattenimento abbastanza semplice, che serviva essenzialmente a far ridere e passare qualche ora spensierata i bambini.

Questa assoluta novità, unita dalla sopraffina tecnica di animazione giapponese, ebbe l’effetto di un autentico terremoto. Sisma che non si limitò al piccolo schermo, ma divenne fenomeno di costume. I giocattoli, gli astucci, i diari, i quaderni, la cartella. I costumi di carnevale, i palloni, le gomme rosa con i trasferibili, i libri a fumetti (ufficiali e non) e tutto quello che fu il terremoto sociale. Non c’era la globalizzazione di oggi, le culture erano davvero diverse e quindi noi bambini dell’epoca “Italianizzammo e interiorizzammo” quest’opera, che ci cambiò profondamente. Perché è diventato il mito di tutti quelli nati dall’inizio degli anni 70 alla metà degli 80? Per tanti motivi: uno perché ce lo hanno tolto all’improvviso, senza riproporlo mai più dopo la seconda messa in onda, due perché forse, quella di Goldrake è stata l’ultima vera invasione culturale del Giappone in Europa e in Italia. Non ce ne saranno più e nulla di quello che verrà dopo sarà paragonabile a questo fenomeno. Per fare l’ultimo esempio, il disco di Goldrake rimase diverse settimane in classifica della Hit Parade del tempo e vinse il disco d’oro. Più fenomeno di così, si muore.

In concomitanza con l’inserimento nel palinsesto RAI della seconda tranche degli episodi della serie di Goldrake (siamo alla fine del 1978)  ci furono delle proteste di genitori preoccupati dalla “violenza” e dai valori sbagliati che avrebbero inculcato queste storie nelle menti dei loro figli…Addirittura un membro della commissione di vigilanza Rai, il deputato Corvisieri, propose un’interpellanza parlamentare - e ci furono anche pesanti critiche  sui maggiori quotidiani nazionali. Con il passare del tempo le proteste e le critiche svanirono. I bambini che guardavano Goldrake non diventavano cattivi. Anzi, analizzandoli meglio - cartoni come Goldrake, Jeeg e Mazinga - si capiva che la lotta, il combattimento e le difficoltà rappresentate semmai servivano per far emergere dei valori come la lealtà, la generosità e la maturazione personale dei protagonisti delle serie.

Tu cosa pensi di quello che accadde all’epoca?

Penso che come accade spesso nel nostro Paese, si tende ad ostacolare o a demonizzare quello che non si conosce molto bene. Se ci fate caso succede oggi con fumetti e videogames, allora successe con Goldrake. Questa opera, infatti, non fu immediatamente compresa dalla popolazione adulta dell’epoca, credendo che avrebbe potuto dare il là ad una escalation di violenza nei ragazzi. Ignoravano infatti che quel tipo di racconto era contro la violenza, che Actarus è un pacifista e combatte solo perché è costretto dalle circostanze. Goldrake era un racconto che metteva in chiaro buoni e cattivi, senza ambiguità di sorta, dove la violenza era marginale, tra l’altro edulcorata dalla battaglia tra mezzi meccanici. Per fortuna, poi la polemica si assopì, ma nonostante la “violenza” degli adulti, nulla riuscì a cancellare il Gigante di Fleed dal nostro cuore. Per fortuna. 

Sul tuo canale Youtube hai trattato con grande dimestichezza e bravura anche anime a tema sportivo. Uno di questi è “L’uomo Tigre”. Cosa ti ha colpito di più di questo personaggio amato e conosciuto negli anni da tutti, dai bambini e dagli adulti?

L’uomo tigre è una storia straordinaria, forse il capolavoro di Kajiwara. Una storia di redenzione, di un uomo che commette tanti errori per gran parte della sua vita, ma poi, decide di andare dalla parte giusta ed iniziare a difendere i più deboli. Ma, esso stesso, come un novello Mosè non godrà del suo lavoro di redenzione, poiché alla fine, per sconfiggere Tana delle Tigri, il demone giallo tornerà e Naoto non se lo perdonerà, ritirandosi e sparendo per sempre. 
E’ una storia se vogliamo anche abbastanza triste, che ci insegna da un lato che a tutti deve essere data una seconda possibilità, ma anche che “perdonare se stessi” è la cosa più difficile del mondo. 

Ci sono delle caratteristiche comuni in tutti gli eroi degli anime: sono spesso degli orfani, sono poveri e hanno una gran voglia di vincere o comunque di riscattarsi da una situazione di degrado che li opprime. Ce ne vuoi parlare?

La risposta a questa domanda è abbastanza semplice. Gli autori di queste storie avevano vissuto a pieno la tragedia della Seconda Guerra Mondiale, che lasciò il Giappone in macerie, distrutto dal punto di vista sociale e industriale, con una società da ricostruire e con tanti soldati morti. E’ lecito pensare che gli orfani, poveri e abbandonati, fossero tanti in quel periodo. La voglia di vincere e di riscattarsi dei personaggi e la voglia di riscatto di un’intera nazione che era stata sconfitta ed umiliata. Quindi non solo riscatto dalla miseria, ma anche dall’oppressione e dal controllo dell’invasore. Per questo spesso i nemici vengono dalla terra, dal mare, sono extraterrestri. Perché in questi si incarna fortemente la figura delle nazioni che occuparono per un periodo il Giappone (USA e URSS). 

Il tuo canale Youtube è molto seguito, hai tantissimi follower, anche molto giovani, che ti apprezzano e ti stimano. Quali sono i commenti ai tuoi video che ti lasciano più soddisfatto?

I commenti che mi hanno sempre colpito sono quelli di ringraziamento, quando mi scrivono “sei la nostra macchina del tempo umana”, è veramente una grande soddisfazione. Tuttavia, quello che mi ha colpito di più è stato un ragazzo molto giovane, che mi scrisse “caro vecchio nerd, io guardavo i tuoi video con mio papà per imparare a conoscere il mondo degli anime classici, poiché ho 11 anni. Ora che papà non c’è più continuo a farlo, perché mi ricorda lui. Grazie”. Ho pianto leggendolo e lo faccio ancora mentre scrivo questa risposta. E’ veramente una grande emozione pensare di regalare un sorriso a tante persone.

Vorresti condividere con i lettori il tuo primo ricordo, le emozioni che hanno suscitato in te la scoperta del mondo degli anime? Ed ora che sei adulto, cosa provi nel rivederle?

Contrariamente a tanti che potranno pensarla diversamente, il mio primo ricordo non è legato a Goldrake (anche se è il primo che ho visto di sicuro). Il primo anime che abbia mai lasciato il segno dentro di me è Danguard (che arrivò in Italia pochi mesi dopo Goldrake). Una storia avvincente e molto matura che all’epoca mi scosse molto.

Posso dire con grande orgoglio che ancora oggi riesco a guardare gli anime ed emozionarmi come fossi ancora quel ragazzetto di 8 anni che si affacciava alla TV in bianco e nero della nonna per guardare il suo robottone preferito. 
Nel corso degli anni, poi, ci sono state anche altre pietre miliari della mia crescita. 

Ai già citati Goldrake e Danguard (con codazzo di Mazinga vari) va aggiunto Gundam negli anni 80, Hokuto no Ken negli anni 90 (in quel periodo arrivò da noi), Dragon Ball negli anni 2000 e lo straordinario Attack on Titan degli anni dal 2010 ad oggi. Tutti bellissimi, tutti complessi, tutti a modo loro collegati. Ecco, questo sono io. Un saluto a tutti i lettori e grazie.

Andrea Costantin

 

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