Teramo - Oltre alla crisi di Governo all’Assemblea nazionale UPI – che si è conclusa ieri a Ravenna – ha tenuto banco il problema legato al disallineamento delle procedure legate ai fondi, cospicui, che arrivano dal PNRR e dai Fondi straordinari.
Le criticità che stanno riguardando uno dei servizi più importanti gestiti dalle Province, quello relativo all’edilizia scolastica: dalle manutenzioni straordinarie all’adeguamento sismico delle strutture.
“A gennaio avevamo già fatto gli affidamenti dei lavori poi dal Governo ci hanno fatto fermare e ci hanno imposto di riproporre i sedici progetti dentro il PNRR. Qui ricomincia la trafila di approvazione, come se non avessimo fatto nulla. A metà luglio siamo ancora in attesa del decreto della Corte dei Conti – spiega Di Bonaventura – questo comporta due enormi problemi. Se non facciamo questi lavori entro l’estate non potremo certo farli in autunno quando si riaprono le scuole. Il secondo è che avevamo già realizzato le progettazioni e annunciato i lavori alle scuole, del resto noi eravamo pronti a gennaio, e ora non possiamo pagare i progettisti e francamente diventa difficile anche spiegare a docenti, famiglie e studenti perché non sono partiti i lavori visto che ogni giorno sentono rilanciare informazioni su una mole di stanziamenti e anche di assunzioni nella PA. Questo è un altro grande problema: il sistema individuato da Brunetta e dalla ministra Garfagna funzionerà per le Regioni e i Ministeri ma non per gli enti locali: a noi arrivano le briciole e nel 90% dei casi i professionisti rinunciano perché devono smettere l’attività professionale per uno stipendio che non compensa la perdita. Faccio mia la notazione del presidente UPA Abruzzo, Angelo Caruso: sui servizi essenziali, scuole, ponti e strade non si può andare a bando.. Si fissano i criteri a monte e si finanziano con i programmi pluriennali manutenzioni, adeguamenti e nuove opere. Non può essere un terno al lotto”.
Le norme sulla finanza pubblica e sui bilanci impongono un limite ben preciso alle anticipazioni di conseguenza pur con i progetti approvati e finanziati (sulla carta) molte opere rimangono ferme.
“Questa crisi di Governo aggrava un panorama già instabile – chiosa Di Bonaventura – le Province hanno dimostrato, dati alla mano molto netti, di aver retto una crisi istituzionale senza precedenti con enti svuotati di finanziamenti e personale. Ma senza la Riforma del testo unico messa a punto da UPI e sul tavolo del Governo da novembre dello scorso anno sarà molto difficile andare avanti in un caos che è istituzionale e politico”.
Cosa chiedono le Province: nuove assunzioni (personale qualificato con competenze tecniche) autonomia finanziaria (attualmente c’è uno squilibrio di oltre un miliardo di euro) la riforma del TUEL in particolare per quanto riguarda per recuperare la veste istituzionale. Quindi ripristinare la Giunta, un mandato coerente fra Consiglio e Presidente ed equiparare le funzioni fra Province e Città Metropolitane.