Teramo - “Per non dimenticare” è il messaggio che vogliamo e dobbiamo ripeterci affinché questa giornata della memoria non trascorra nell’indifferenza e venga celebrata, ovunque, con sincera e diffusa partecipazione.
Va evitato che l'evento della Shoah venga considerato come un accadimento che purtroppo si è verificato e magari rievocarlo diventi un mero esercizio per la memoria, seppure nella sua importanza.
Invece, le ragioni che determinarono quei terribili eventi, vanno ricordate continuamente, poiché gli atteggiamenti, individuali e collettivi, che portarono a quell’indicibile dramma, anch’esso individuale e collettivo, riaffiorano con maggiore o minore evidenza.
L’olocausto nacque e si sviluppò nell'indifferenza di coloro che si voltarono dall'altra parte, lasciando non solo le vittime al loro destino ma la società intera verso un baratro tra i più nefasti che la storia abbia mai conosciuto.
Ecco allora che il disinteresse è l'atteggiamento che oggi dobbiamo condannare con estrema decisione proprio perché il voltarsi altrove rende più soli coloro che diventano vittime di sopraffazione ma, senza che lo si percepisca, anche ciascuno di noi e la società e la comunità nella quale si vive.
Abbiamo riscontrato, anche di recente, l’utilizzo di simboli e situazioni dell’olocausto piegate al raggiungimento di proprie finalità: una strumentalizzazione che rende indegne le stesse ragioni che l’hanno determinate ma che soprattutto offendono la memoria e l’impegno a non dimenticare.
La riflessione sull'Olocausto va fatta allora in termini personali, confrontando la propria sensibilità con le ragioni e le conseguenze di quell’evento, ma è contemporaneamente una riflessione che va svolta in un quadro collettivo, perché l’inenarrabile drammaticità di ciò che accadde, fu corroborata da un atteggiamento di passività colpevole o, nella migliore delle ipotesi, di inconsapevolezza non per questo meno grave. Si impone, perciò uno sguardo condiviso, comune.
Rimangono e ritornano le parole pronunciate nel 2020 dal Presidente Mattarella proprio in occasione della Giornata della Memoria, come pietre miliari: “Per fare davvero i conti con la Shoa non dobbiamo più rivolgere lo sguardo soltanto al passato. Perché il virus della discriminazione, dell’odio, della sopraffazione, del razzismo, non è confinato in una sola dimensione storica ma attiene strettamente ai comportamenti dell’uomo. E debellarlo riguarda il destino stesso del genere umano”.
Non rivolgersi soltanto al passato per non correre il rischio di fare della memoria una pratica consolatoria, quasi a risarcire le vittime con una mera presa d’atto di quell’infamia, mentre è al contrario da rimarcare che viviamo in un tempo in cui atteggiamenti e visioni che furono propri degli aguzzini dell’epoca, sopravvivono e talvolta si affermano ancora.
L’istinto alla sopraffazione e alla violenza, come detto appunto dal presidente Mattarella, è connesso al comportamento dell’uomo; la storia, da sempre e ancora, lo conferma.
La Giornata della memoria è l’opportunità offerta – e penso in principal modo ai giovani – per riflettere innanzitutto su noi stessi, sui nostri comportamenti, sullo spazio che lasciamo quotidianamente alla violenza, al sopruso, all’indifferenza: piccolo o grande che sia, consapevole o meno.
La Giornata della memoria è la giornata del futuro, che ci richiama a noi stessi, sollecitandoci ad un lavoro quotidiano per rendere solide le basi di una interiorità positiva che si fa passione condivisa verso l’uomo, la sua libertà, i suoi diritti.