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L’Istituto “Giovanni XXIII” di Pineto e Premio Borsellino mettono in scena “100 passi”  

Cultura  | 14 June 2023

“Se si insegnasse la bellezza alla gente, si fornirebbe un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà”. E’ la lezione di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978. Il suo sogno-profezia resta attualissimo. Come quello di Paolo Borsellino, così simile: “Questa terra diventerà bellissima”. Per Paolo è insopportabile “il puzzo del compromesso”, per Peppino “una montagna di merda”. Avevano in comune un cammino da fare, contro la mafia. “Cento passi” che fanno la differenza tra chi tace e diventa complice e chi lotta da uomo vero.

Per entrambi la sfida alla mafia ha un prezzo altissimo. Impastato con “Radio Aut” che infrange il tabù dell’omertà e con l’arma del ridicolo distrugge il clima riverenziale attorno alla mafia. Borsellino con il maxi processo, emblema della sconfitta della criminalità organizzata che era diventata in Sicilia sempre più sistema, con la sua fitta rete di alleanze a vari livelli e interessi. Impastato che nella primavera del 1978 salta in aria sui binari della ferrovia con sei chili di tritolo. Borsellino che viene dilaniato da un’auto bomba 57 giorni dopo Falcone. Accomunati da silenzi, menzogne, inchieste deviate, un sistema di complicità dhe lega a doppio filo mafia e servizi deviati. Accomunati dai loro volti shakespeariani e dal carattere donchisciottesco . Peppino che si batteva contro Cosa Nostra e ne denunciava i traffici dai microfoni della radio libera “Aut” da lui fondata. Paolo che lotta prima dentro la Procura che non vuole vedere, poi  viene ucciso da chi non voleva che lui andasse in giro a fare domande. Domande scomode ancora oggi senza risposta, tra silenzi e depistaggi , misteri, vita, morte dei due agnelli sacrificali e sacrificabili così diversi in vita così uguali nella morte, con le vite così diverse e le morti così uguali che si intrecciano drammaticamente con la storia più nera dell’Italia segnata dalle stragi e dal terrorismo. 

Con il loro spettacolo di fine anno i ragazzi dell’Istituto “Giovanni XXIII” di Pineto, diretti dalla ottima dirigente Sabrina del Gaone, mettono in scena “I cento passi” di Peppino Impastato Venerdi 16 giugno alle ore 18 al Teatro polifunzionale di Pineto. Testimoni dell’importante e significativo spettacolo il docente liceale Graziano Fabrizi  da anni front man del Premio Borsellino e il testimone di giustizia Luigi Leonardi tra i più noti esponenti nazionali della lotta contro le mafie.

Ottima la scelta dell’Istituto “Giovanni XXIII°” di Pineto di chiudere l’anno scolastico con questa profonda riflessione sull’amore per lo Stato e la figura di Peppino Impastato che ridesta nel Paese la passione e l’indignazione contro l’ingiustizia e la prepotenza. Una figura che, come Borsellino, è una lama di cristallo conficcata nel cuore della mafia, che tiene alto come un vessillo il coraggio e punta il dito e lo sguardo contro il feroce boss Tano Badalamenti. A dirci ancora oggi che cento passi non sono stati percorsi invano.

Ottima e condivisibile la scelta della scuola di rievocare la figura dell’attivista antimafia siciliano che riemerse con gran clamore grazie a un film del 2000 di Marco Tullio Giordana, “I Cento Passi” che sollecitò di fatto una attenzione, che fece riaprire il caso e associare al delitto lo stampo mafioso, con il fratello e un gruppo di amici. Fu quel film di fatto che svelò il mistero: i boss, stanchi di vedere la loro autorità messa in ridicolo e il loro prestigio minacciato, ordinarono la morte di Impastato, che fu sequestrato, picchiato e poi lasciato tramortito sui binari ferroviari con addosso una bomba che esplose.

Peppino Impastato rappresenta un simbolo della Sicilia onesta che ha combattuto, e deve continuare a combattere la criminalità mafiosa e il malaffare. Una figura che per i giovani costituisce un esempio di denuncia e di coraggio. Le sue scelte di coerenza, le sue denunce da una piccola radio, i suoi 100 passi di sfida davanti al Paese muto, il suo coraggio portato all’estremo, il mistero dei depistaggi in un quadro fosco di misteri che avvolgono l’Italia di quegli anni, evidentemente ancora affascinano, soprattutto  le giovani generazioni. E questo spettacolo di Pineto è per questo proprio un bel segno.

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