LA MUSICA CHE GIRA INTORNO: LO ZUCCHERO DI IVAN
Cosa ha a che fare Bob Dylan con Ivan Graziani?
Beh, molto, perché tutta la musica cantautorale, così come la conosciamo, deriva dall’esempio inarrivabile di Dylan.
Allora cosa ha a che fare Knockin’ On Heaven’s Door (1973) con Agnese dolce Agnese (1979, dall’album eponimo)?
Beh, nulla, assolutamente nulla.
Dylan nel 1973 fu chiamato da Sam Peckinpah a scrivere la colonna sonora del suo film più bello nonché il più grande capolavoro del cinema western, Pat Garrett and Billy the Kid (1973); colonna sonora della quale Knockin’ On Heaven’s Door ne è la parte più importante, lo struggente tema principale. A Dylan Peckinpah affidò anche un piccolo ma indimenticabile ruolo d’attore, quello di Alias, uno stralunato quanto improbabile lanciatore di coltelli che si aggira sornione tra i pericolosi pistoleri del selvaggio west – la parte di Billy the Kid fu invece affidata a Kristoffer Kristofferson, da poco scomparso, che ne fece la sua più grande interpretazione.
Agnese dolce Agnese, invece, nel 1988 si trovò alla ribalta della scena musicale internazionale perché Phil Collins, in Italia, fu tacciato di plagio dopo la pubblicazione di A groovy kind a love, pezzo portante della colonna sonora di un dimenticabile film inglese, Buster: Collins, oltre a curarne la colonna sonora, né è anche l’attore protagonista. Ricordo personalmente Ivan intonare scherzosamente questo pezzo durante un concerto in Piazza Martiri della Libertà a Teramo (credo l’ultimo nella sua città) prima di attaccare con Agnese dolce Agnese. Ma Ivan si sbagliava perché nulla aveva a che fare con il plagio il pezzo di Collins, che dichiaratamente proponeva una cover di una canzone di grande successo del 1965 scritta dai compositori americani Toni Wine e Carole Bayer Sager – quest’ultima premio Oscar nel 1982 per la canzone Arthur’s Theme (Best That You Can Do) insieme a Burt Bacharach e Christopher Cross, che la interpretò portandola al successo, dalla colonna sonora del film Arturo (1981). Ma, come se non bastasse, ci fu subito una cover italiana de I Camaleonti, Non c’è più nessuno, 1966. Quindi, se si trattò di plagio, fu proprio Ivan a farlo. Ma alla fine si salvarono tutti in calcio d’angolo attribuendo in realtà l’ispirazione melodica al 3° movimento del Rondò in Sol Maggiore, Sonatina no. 5, op. 36 del compositore italiano Muzio Clementi, opera datata 1797 – e chissà se i plagi terminino proprio qui? Ma è sicuramente più utile fare notare che i primi due versi della versione di Ivan sono un chiaro omaggio ai Beatles e, precisamente, a While My Guitar Gently Weeps, scritta e interpretata da George Harrison, contenuta del doppio White Album (1968): “Se la mia chitarra / Piange dolcemente - While My Guitar Gently Weeps”.
Insomma, nulla hanno a che fare tra di loro queste due canzoni se non fosse successo che Zucchero, il nostro unico cantautore davvero famoso e apprezzato in tutto il mondo, non le avesse incluse nel suo secondo album di cover, Discover II, lanciato sul mercato internazionale l’8 novembre scorso, che segue il primo volume pubblicato nel 2021.
In questo suo lavoro, come nel precedente, il cantautore reggiano reinterpreta quei brani, soprattutto inglesi e americani (ma c’è anche una canzone dal Brasile in versione italiana, Acquerello), che lo hanno formato o che gli sono particolarmente piaciuti anche se più recenti: di alcuni propone addirittura la sua versione inedita in italiano (Amor che muovi il sole / My Own Soul’s Warning de The Killers e Una come te / Chinatown dei Bleachers). Oltre a Dylan, nell’album troviamo anche pezzi di Eddie Vedder, Christopher Cross (Sailing, tutto torna), Marvin Gaye, dei Pearl Jam e degli U2.
Dei 13 brani compresi nell’album ce ne sono solo tre italiani, quello di Ivan (qui titolato semplicemente ma affettuosamente Agnese) e due di Zucchero (Rapsodia e Se non mi vuoi). Scelta quella di Zucchero di straordinario rilievo che rende onore, meritatissimo, al cantautore teramano.
Zucchero reinterpreta con energia blues ogni pezzo, ma la canzone di Ivan è quella che ricanta con maggiore fedeltà al sentimento dell’originale, e allora è sicuramente la più riuscita. A proposito di Ivan e della sua Agnese dolce Agnese, Zucchero scrive: “Un tributo al mio compianto amico Ivan Graziani che con Agnese ha dipinto un bellissimo quadro della provincia italiana. Le cose buone e genuine di una volta che forse non esistono più, nelle quali mi ritrovo come ho già fatto in canzoni come per esempio Diamante o nei brani di Chocabeck.”
Per sempre Ivan. Per sempre musica.
MASSIMO RIDOLFI