Non c'è niente da fare. Via Carducci, piazza Orsini e la Villa Comunale sono tre zone sensibili dove c'è una particolare attenzione quotidiana. Il resto, tutto il resto è dietro l'angolo o sotto il tappetino. E gli episodi che confermano, qualora ce ne fosse bisogno, che ci sono strade e strade, ville e ville sono, sotto gli occhi di tutti. Allora partiamo dalla antica chiesa di S.Agostino. "La chiesa di Sant'Agostino si trova nel territorio del quartiere di San Giorgio ed è l'unica chiesa che appartiene alla parrocchia della cattedrale. Chiusa al culto per inagibilità dal terremoto dell'Aquila del 2009 è stata ulteriormente danneggiata dagli eventi sismici del 2016-2017 avvenuti nel centro Italia. Garantita dalla messa in sicurezza è in attesa opere di risanamento e riparazione affinché possa divenire sede del Museo diocesano di Teramo". A fianco della chiesa c'è via Vezzola che collega piazza S.Agostino con via Oberdan nel centro storico cittadino. E' vero che il periodo dedicato al nostro piatto tradizionale, le virtù, appartiene oramai all'archivio (anche se un buon piatto congelato e scongelato ad agosto è sempre doc) per cui le erbe classiche per completare il delizioso piatto non interessano, in caso contrario invece proprio lungo via Vezzola sorge un mini orto. Nulla a che vedere con quello dei “Getsemani” (deriva dall’ebraico “gat shemen”, che significa “frantoio”). Ma l'erba spontanea cresce ed il cavallo, se frequentasse la via, avrebbe nutrimento fresco e naturale. Per dire che via Vezzola è a fianco di una chiesa che meriterbbe maggiore rispetto anche se chiusa al culto. E l'erba spontanea cresce aspettando che, passata la sbornia di via Carducci, piazza Orsini e Villa Comunale, si possa intervenire. Visto che siamo in una zona sacra ci si potrebbe anche aspettare un miracolo. Ma nelle miserie umane di una città fra due fiumi, proprio non c'è spazio per il miracolo. Un miracolo è spesso la volontà di vedere il Comune in un modo non comune.
Il cronista matusa