Teramo - Piazza o magazzino comunale? Intanto ci piace riportare una definizione di Beppe Severgnini: "Per capire le piazze occorre frequentarle. E per frequentarle, non bisogna avere fretta. Le piazze raccontano, infatti, ma bisogna lasciargli il tempo di parlare". Se, nella città distesa fra due fiumi, c'è una piazza che parla questa è piazza Verdi, dove da anni c'è il mercato coperto chiuso, c'è l'ex sede dell'istituto Braga, che è diventato Conservatorio Statale di Musica. Ma il tremendo terremoto del 2016, abbattutosi su Umbria, Marche e Abruzzo, purtroppo non ha risparmiato la storica sede del Conservatorio, rendendola totalmente inagibile. Che l'intero edificio sia inagibile non significa che debba essere abbandonato del tutto. Perchè- come confermano le foto- l'erba spontanea adorna la scalinata offrendo un ulteriore segno di green che oramai la città distesa fra due fiumi ha come impegno improcrastinabile ogni giorno da onorare. E vogliamo parlare del guano dei piccioni-sostanza naturale formata dalla decomposizione di escrementi di vertebrati, che si accumula dovunque e comunque- che sta martoriando l'intera comunità teramana e quindi il perimetro del conservatorio? Bene ed ora spazio al magazzino. Sapete che il comune ne ha alcuni dietro il santuario di Madonna delle Grazie, ma la città distesa fra due fiumi ha-crediamo sia unico esempio in Italia, isole comprese- adottato piazza Verdi come magazzino. Così transenne ,segnali e quant'altro trovano spazio sotto il tabellone riservato all'affissione dei manifesti fenebri. In modo che quando segnali e transenne debbano essere utilizzati, si fa presto a prenderli da piazza Verdi e posizionarli in piazza Verdi. Non serve l'Ape del comune per il trasporto della segnaletica. Servizio immediato a zero spese.Quanto durerà quasto binomio piazza o magazzino comunale? Almeno altri due/tre anni. Perchè la "maledizione" del mercato coperto chiuso-come sapete- da alcuni anni, colpisce quanti "operano"in zona. E i teramani? Osservano, fotografano, meditano e giudicano.«Non dura», «Dura minga», «Non può durare» .
Il cronista matusa