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POESIA: LO SCAVO DIALETTALE

Cultura  | 26 June 2023

«There are the mud-flowers of dialect 
And the immortelles of perfect pitch». 

SÉAMUS HEANEY (1939 - 2013)


È essenzialmente un libro di formule dedicatorie e di padri questo ultimo di Gaetano Capuano, che distende il suo dettato per avvicinarsi di più al ricordo, rinunciando a titolare altrimenti i suoi componimenti – caratteristica riscontrabile nella maggior parte della sua produzione: questa è la sua ottava pubblicazione in versi – perché frutti tutti di una stessa pianta, Frutti Siculisicani (Etabeta 2023) del suo magnifico dialetto, recuperato, arcaico perché ancora aderente alle cose, perciò moderno perché non guastato dal tempo: il sanfulippani – lingua madre di una Sicilia antichissima, greca, interna, inerpicata – che riporta a noi Gaetano Capuano è patrimonio dell'umanità, un lavoro il suo che solo un altro poeta in Italia è stato capace di portare avanti, alla luce del suono, con altrettanta capacità e arte, Albino Pierro: l'opera del poeta di Agira è pari a quella del poeta di Tursi, poeta del tursitano, perché anche Capuano ha cercato di salvare alla musica della poesia i suoni della sua gente, che erano così finiti a perdersi dell’artificio, nell’inganno della lingua.

Libro di padri dicevo, naturali e ideali; ideali perché di vita, incontrati e riconosciuti nella vita, magari nel suo salone di barbiere in Via Piero della Francesca a Milano, dove sulla sua poltrona si è fatto servire per sei anni uno tra i massimi poeti nati tra le latitudini della poesia del Novecento e oltre, Franco Loi, che insisteva che Capuano gli leggesse le sue poesie nella versione originale, senza tradurle, perché solo così poteva sentire la musica che faceva un tempo quella antichissima lingua, così bene conservata nei suoi libri, dove il poeta l'ha salvata alla vita eterna del suono.

E libro di formule dedicatorie dicevo anche, che marca la generosità di questo autore nei confronti di quanti incontrati e riconosciuti nella vita, azione davvero rara nella nostra poesia, dove quasi tutti si sta stretti in se stessi pensando di scrivere l'assoluto nella parola definitiva quando invece non facciamo altro che aggiungere sempre le stesse parole alla vita: “Buttanissima o strabuttanissima / di Pîtrancilu giurnalista a Roma / di Sicilia cianci pustemi e chiaji / cu liccu di marranzanu e cannola” apre potente, capace di innovare il dialetto perché legato al dire del minuto umano, l'acceso omaggio a Pietrangelo Buttafuoco.

Ma torniamo ai padri: perché Loi si recava nella bottega del Capuano e non nelle sedi universitarie che pure contornano prestigiose la città di Milano? Perché Loi sapeva che la poesia non si trova mica nelle polverose carte cervellotiche dei Professorenpoesie bensì tra la gente comune, ché è la gente che canta la lingua e rinnova il dire portante della parola, ancor più se il dire è dialettale, cioè maggiore. Ed è una lingua di lavoro non del pensiero. Quindi pratica, concreta, che serve come la punta di un cacciavite che infila giusta la vite, che la si toglie da lì per guardarci dentro, come il poeta guarda dentro la vita, e come il cacciavite la vite riavvita al suo posto, così il poeta quello della vita che ha visto lo segna sul foglio affinché ne rimanga traccia prima che vada, libera, per la sua strada.

Franco Loi adorava le poesie di Gaetano Capuano perché sono vive, ed è una vivezza che conquista perché lontana dalla invenzione, ben riparata, protetta dentro i fatti, che registra puntualmente, come quando i suoi versi si appoggiano a quella stanza di ospedale dove suo padre Turiddu (Salvatore) è colto dalla meraviglia della scienza medica, che lo ha operato senza tagliarlo: “Biniditta scenzia!” esclama... toccandosi la pancia incredulo, non trovando la ferita che si sarebbe aspettato a segnargli per sempre il bassoventre.

Le poesie, ci insegna questo straordinario poeta imbastendo un unico canto, sono preghiere capaci alla resurrezione.

MASSIMO RIDOLFI  

da Song, in Field Work, Faber & Faber, 1979: “Ci sono i fiori-pastosi del dialetto / E i fiori di campo perfettamente intonati”, da una altra, possibile, versione in lingua italiana (Copyright © 2020 Massimo Ridolfi) [N.d.R.].

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