Teramo - Sono passati sei anni e mezzo dal terribile sisma che, tra agosto e novembre 2016, colpì duramente il nostro come altri comuni tra Marche, Abruzzo e Umbria, ma i lavori sugli alloggi residenziali pubblici nel comune di Teramo sono purtroppo fermi al capolinea e, mentre in altre realtà della provincia si aprono fortunatamente cantieri o si annunciano prossime aperture a mezzo stampa, nel capoluogo non si hanno al momento date o certezze sull’avvio degli attesi lavori. Lo scrive in una nota il consigliere Paolo Rapagnani che prosegue: "Nel nostro comune gli edifici di proprietà dell’ATER sono 31 e, prima del sisma, contavano più di 700 residenti, molti dei quali ancora oggi sfollati, divisi su circa 400 unità abitative. La situazione più grave a Teramo si riscontra nel popoloso quartiere di Colleatterrato, dove da anni si registra una situazione diventata via via sempre più insostenibile, e negli edifici siti nella zona di San Berardo, in via Roma, dove sono presenti delle lesioni nelle parti comuni degli edifici veramente importanti che, malgrado le sollecitazioni di inquilini e proprietari, ancora non sono state risolte.
Nel comune di Teramo questa situazione non è più gestibile, vi sono infatti intere famiglie, anziani, e tante persone sole che sono state sradicate dal proprio contesto sociale e famigliare, trasferite a chilometri di distanza dai loro vicini di casa, dagli affetti e da quel micromondo che, per decenni, era stato la loro quotidianità. Questa diaspora, con un calo di residenti, ha avuto ripercussioni anche per le attività commerciali che, specie nelle frazioni, hanno visto calare il numero di residenti e quindi il volume di affari, basti pensare alle centinaia di persone che hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni a Colleatterrato Basso.
Negli anni passati come Segretario di Circolo del PD di Colleatterrato e oggi come Consigliere Comunale ho più volte sollecitato i vertici della nostra Azienda Territoriale Edilizia Residenziale affinché si affrontasse finalmente il “caso Teramo” dando quindi una decisa svolta a una ricostruzione che non accenna a partire. Mi sono battuto affinché venissero mantenute le promesse di far partire la manutenzione straordinaria delle parti comuni sugli edifici lesionati e il ripristino delle recinzioni di sicurezza, alcune delle quali divelte, di quegli edifici che, per anni come la cronaca ci ha più volte raccontato, sono stati oggetto di furti, atti di sciacallaggio e vandalismo, tutte azioni che hanno unito dolore al dolore di chi, da un giorno all’altro, ha dovuto abbandonare tutto per iniziare una nuova vita lontana dai propri affetti. Purtroppo però, ad oggi, le promesse sono rimaste tali, con buona pace degli inquilini e di un intero territorio, quello teramano.
Oggi la situazione è diventata insostenibile e c’è bisogno di interventi urgenti che ridiano dignità a tutte quelle persone che sono fuori dalla propria abitazione dal 2016. Ritengo quindi sia necessario un tavolo di concertazione urgente tra la Regione Abruzzo e i vertici dell’ATER affinché anche nel capoluogo partano al più presto dei cantieri, venga realizzato un cronoprogramma serrato degli interventi così da poter dare finalmente tempi certi a chi di tempo (e di pazienza) non ne ha più! Auspico quindi che questo importante strumento parta al più presto, affinché si diano finalmente “gambe” a una ricostruzione post-sisma che nel capoluogo è rimasta per sei anni e mezzo solo sulla carta. Lo dobbiamo ai 700 teramani che ci chiedono solo di poter tornare in sicurezza alla propria vita".