Serafino Pulcini (Ex parlamentare) commenta l'incontro tra Zelensky e Trump

Teramo - Dall’incontro pubblico che si è tenuto venerdì scorso alla Casa Bianca, tra la delegazione Ucraina guidata dal Presidente Zelensky e quella Americana guidata dal Presidente Trump nonché dalle posizioni assunte da molti Capi di Stato in Europa,  sembra emergere che nessuno conosca il metodo diplomatico e la forma pragmatica che bisognerebbe adottare  per raggiungere la pace. Siccome è impensabile una "ignoranza" in tal senso,  emerge il sospetto che forse nessuno "vuole" la pace.
Qual’è questo metodo? Ebbene la storia ci insegna che le guerre sono sempre terminate con delle conferenze, per l’appunto dette “conferenze di pace”.
Dall’esperienza del passato, sia nel caso di guerre finite con un vincitore e sia nel caso che non vi sia stato un vincitore, si deduce che per dare inizio ad una conferenza di pace si debbano verificare e stabilire alcune condizioni indispensabili.
1) Le parti dovrebbero esprimere  la volontà di "sedersi ad un tavolo" senza pregiudiziali espresse a priori per raggiungere l’accordo.
2) Le parti dovrebbero concordare la composizione delle delegazioni che possono partecipare alla conferenza.
3) Le parti dovrebbero concordare il luogo dove dovrebbe tenersi la conferenza.
In pratica bisognerebbe mettersi d’accordo su diversi aspetti e per questo è molto importante anche il ruolo dei Governi degli Stati intermediari.
A volte è richiesto l’accordo sulla data d’inizio della conferenza, sulle condizioni della tregua  e su altri dettagli che sembrano di poco conto ma che sono tutti utili all’obiettivo della pace. Pensate che nelle trattative per la conferenza di pace per la fine della guerra del Vietnam che si tenne a Parigi nel 1972, prima di dare inizio ai lavori della conferenza, si pose la questione sulla forma del tavolo intorno al quale si dovevano sedere i partecipanti. Se non ricordo male, dopo alcuni giorni di discussione, l’accordo fu di adottare un tavolo rotondo piuttosto che uno ovale o rettangolare.
Pertanto se veramente si volesse raggiungere la pace tra Russia e Ucraina, o tra Israele e il Popolo palestinese, tutte le parti in causa dovrebbero, in primo luogo, lavorare per mettersi d’accordo sul modo di organizzare una conferenza di pace. Gli incontri alla  Casa Bianca, a Parigi, a Londra, i dibattiti degli esperti nelle diverse sedi, le proposte orientate all’aumento delle spese militari, nonché la proposta di costituire l’esercito militare europeo confermano l’orientamento prevalente a favore delle guerre. La “pace giusta” si può ottenere solo con una conferenza di pace, ma se la “pace giusta” è invocata a priori spesso è solo un pretesto per continuare la guerra.
Il Presidente Zelensky, sollecitato dal Presidente degli Stati Uniti d’America per un accordo di pace, se avesse avuto veramente la volontà di raggiungere la pace, a parer mio, avrebbe dovuto:
- Esprimere la volontà di perseguire la pace senza anticipare nessuna condizione.
- Avrebbe dovuto chiedere al Presidente Trump di adoperarsi per dare inizio all’organizzazione di una conferenza di pace.
- Avrebbe dovuto far presente al Presidente Trump di essere disponibile a sottoscrivere documenti solo in sede di conferenza di pace, anche perché, in ogni caso, ciò non gli era consentito senza l’approvazione degli Organi Istituzionali del suo Paese.