Teramo - Saranno necessari almeno cinque anni (2029) per completare la messa in sicurezza dell’Acquifero del Gran Sasso. A dare ogni particolare dell’intervento, che potrebbe creare problematiche agli automobilisti che percorrono il traforo, è il Commissario per la messa in sicurezza dell’Acquifero del Gran Sasso, Pierluigi Caputi. E’ in corso, infatti, l’attività di progettazione per completare la messa in sicurezza dell’Acquifero del Gran Sasso solo per la quale sarà necessario almeno un anno. Un’operazione che dovrà comportare non solo il mantenimento della salubrità delle acque che raggiungono le nostre case, ma anche la percorribilità autostradale del Traforo del Gran Sasso e la funzionalità dei lavoratori dell’Istituto di fisica Nucleare che, come noto, risiedono proprio all’interno del Traforo. I tempi per il completamento dei lavori saranno piuttosto lunghi e non si escludono disagi per gli automobilisti che percorrono il Traforo.
Messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso, il Sindaco D’Alberto: “Serve un tavolo istituzionale che affronti la questione viabilità. L’intervento è e resta una priorità, ma è necessario evitare un impatto negativo eccessivo sul collegamento tra Teramo, L’Aquila e la Capitale”
“L’intervento del commissario straordinario per la messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso ci ha confermato come oggi siamo pronti a intervenire su un’infrastruttura fondamentale per l’intera regione. Dobbiamo farlo, ovviamente, richiamando una scala di priorità: l’acqua è un valore universale, gli altri sono interessi che meritano tutela ma sempre contemperandoli con la piena difesa della risorsa idrica. Restano però due questioni aperte, emerse proprio dall’intervento del commissario e che vanno aggredite immediatamente: la prima è relativa alla copertura integrale dell’intervento, per la quale ad oggi mancano almeno 85-90 milioni di euro; la seconda, è quella relativa all’impatto che i lavori avranno sul traforo del Gran Sasso e quindi del collegamento tra le due province di Teramo e L’Aquila e di quello con la Capitale”.
Così il Sindaco di Teramo Gianguido Teramo, che questa mattina è intervenuto nel corso dell’appuntamento organizzato dalla Provincia di Teramo per celebrare i 218 anni dalla sua fondazione. Un incontro nel corso del quale l’ingegner Caputi ha fatto il punto sullo stato dell’arte della messa in sicurezza del sistema Gran Sasso.
“Fermo restando quella che deve essere la scala di priorità, che vede al primo posto la tutela della risorsa idrica – ha sottolineato il primo cittadino – è evidente che i lavori avranno tempi lunghi, sia nella fase preparatoria sia in quella dell’intervento vero e proprio, con un impatto importante sulla viabilità e, quindi, sul collegamento tra le due province di Teramo e L’Aquila e con la Capitale. Un impatto che, ovviamente, soprattutto se pensiamo al sistema delle imprese, avrà risvolti anche di tipo economico. Si è ipotizzato di gestire il traffico attraverso un impianto semaforico, ma credo che sia insostenibile a fronte dei tempi necessari per la conclusione dei lavori. Per questo credo sia necessario convocare immediatamente un tavolo istituzionale con la Regione, i Presidenti delle due Province, i Sindaci dei due Comuni capoluogo, le due Prefetture e tutti gli enti interessati, per capire quali soluzioni mettere in campo per evitare un impatto negativo eccessivo e prolungato dei lavori sulla viabilità, a tutela del tessuto sociale, economico e produttivo dei nostri territori”.
Una questione, quella dei lavori, che per il Sindaco D’Alberto deve essere affrontata contestualmente a quella della copertura integrale dell’opera.
“Avventurarci in un intervento senza un’integrale copertura economica non credo sarebbe opportuno – ha aggiunto il primo cittadino – per questo ritengo sia necessario intervenire immediatamente anche su questo aspetto e lavorare per trovare le risorse necessarie alla realizzazione totale dell’opera”.
Nel corso del suo intervento il Sindaco ha posto l’accento anche sulla necessità, alla luce delle sfide che attendono il Paese nei prossimi anni, di rivedere il ruolo delle Province, oggi ancora oggetto di una riforma incompleta, tornando a quell’architettura istituzionale prevista dalla Costituzione che ne riconosceva il ruolo fondamentale di enti intermedi.
“In un tempo in cui c’è sempre più l’esigenza di pensare e programmare in termini di area vasta, bisogna ridefinire il ruolo e le funzioni delle Province, che rappresentano quell’ambito territoriale ottimale per un territorio che voglia davvero crescere. Perché, come ho avuto modo di dire più volte, una provincia cresce solo se cresce tutta insieme – ha concluso D’Alberto – solo in questo modo il sistema delle autonomie potrà essere davvero a servizio delle proprie comunità, soprattutto oggi, in un tempo in cui ulteriori differenziazioni rischiano di danneggiare i territori. Ridefinire il ruolo delle Province, dunque, è prioritario rispetto a quell’autonomia differenziata che oggi rischia di essere un freno, e non un aiuto, alla crescita del Paese”.