Teramo - Da Facebook è mister Antonio Valbruni a lanciare la proposta di un azionariato popolare per salvare e “appropriarsi” del Teramo Calcio.
In questi giorni tristissimi per il calcio teramano la mia mente inevitabilmente va sull’azionariato popolare che, a mio avviso, è l’unico strumento attraverso il quale è possibile gestire una società di calcio di medio livello coniugando i risultati sportivi con la sostenibilità finanziaria.
Rilancio questa idea che, nonostante il solito scetticismo di chi pensa solo a criticare senza fare nulla, è molto semplice:
ogni singolo tifoso appassionato della propria squadra può acquistare azioni o quote del capitale sociale della Società sportiva partecipando alle decisioni societarie e diventando in pratica il guardiano del tempio a salvaguardia del motto e della storia sportiva del club.
Bayern Monaco (col 73% del club in mano ai tifosi) e Barcellona ( con circa 223.000 soci) rappresentano i più fulgidi esempi di azionariato popolare ispirato a principi di democraticità, aggregazione, identificazione con il territorio e salvaguardia dei simboli che identificano storicamente la squadra (stemma, titolo sportivo, colori sociali.
Ma senza scomodare realtà così lontane dalla nostra possiamo citare il Sud Tirol, il Catania e di recente il Fasano (cittadina delle stesse dimensioni di Teramo).
Perché insisto sull’azionariato popolare? Semplice! Perché il motto “chi fa per se’ fa per tre” è sempre attuale; perché è avvilente dover sempre aspettare il Presidente di turno che fa pesare ai tifosi il fatto che Lui mette i soldi, che Lui non può essere criticato perché ci fa vedere il calcio, che minaccia di andarsene perché è stanco di tirare fuori soldi; perché la mancanza di stabilità di proprietà impedisce la programmazione che nel calcio (per chi sa programmare) è tutto; perche’,da ultimo, la storia sportiva ultracentenaria di una squadra come quella del Teramo non può essere messa in pericolo o peggio ancora cancellata dalle bizze caratteriali di Un Presidente piuttosto che dalle vicende extra.sportive di un altro.
Occorre che la collettività teramana, sportiva e non, si erga a Guardiano del Tempio, a Pasdaran della storia del Teramo calcio che, grazie al lavoro di intere generazioni, è pervenuta a noi oggi.
Non basta andare a tifare allo stadio, in casa e in trasferta, occorre di più occorre che la collettività crei i presupposti per poter orientare e controllare i processi decisionali della Società creando un legame indissolubile tra territorio, cultura sportiva, cultura sociale e squadra.
Solo così si avrà la garanzia totale che il calcio (ma perché non anche le altre discipline sportive?) possa rappresentare negli anni l’alfiere della Teramanità a livello locale ma anche nazionale innescando un circolo virtuoso con risvolti positivi sulla società e sull’economia della nostra terra.
Voglio scendere ancor più nel concreto. Chi capisce di calcio sostiene che una serie D a salire richiede un impegno economico di 1 milione di euro.
Ciò vuol dire che bastano 4000 persone che versano 250 euro all’anno meno di un caffè al giorno.
Se così fosse i vessilli del Teramo potrebbero garrire al vento senza chiedere grazie a nessuno!!!!