132. 4 ottobre 2024
Cammina sul marciapiede, tutto chiuso dentro la sua tuta bleu, acetata, dozzinale, con due bande laterali bianche a timida imitazione di un noto marchio, come quelle di chi non si vuole ogni giorno prendere la briga di vestirsi, e stare bene attento a cosa indossare, e ai colori da abbinare, oppure fare come quei ricchi sfondati che si vestono sempre allo stesso modo, tutti di nero, tutti di bleu, tutti con i soliti pullover girocollo a tinta unita in inverno o t-shirt in estate – e lui cammina sul marciapiede spavento di tutto, con la testa un po’ bassa e un po’ di lato, di sguincio, raso al parapetto, le braccia ciondoloni lungo i fianchi, spavento di tutto – ho venduto la macchina e c’ho preso ottomila euro, che non sono pochi, c’oggi il dijesel di seconda mano lo pagano e lo rivendono bene, e in più non c’ho più assicurazione e bollo e benzina e meccanico e contravvenzioni da pagare, che se uno se le prende poi le deve pure pagare; e rinnovare la patente più non devo, e ci vedi, e non ci vedi; cammino; di camminare lo posso fare senza pagare perché le gambe sono le mie e sono ancora buone e nessuno me le può togliere, finché c’ho voglia io di camminare e la salute, e se mi stanco prendo il tram, che noi qui chiamiamo tram anche se è un autobus su gomma che prendiamo, e ci pago solo il biglietto ridotto che ormai sono vecchio, e mica tutte quelle altre cose; se mi stanco; se dico che mi stanco e mi sento stanco; che ci pago solo il biglietto ridotto che ormai sono vecchio e mica tutte quelle altre cose come quando ce l’hai la macchina – e lui cammina sul marciapiede spavento di tutto, con la testa un po’ bassa e un po’ di lato, di sguincio, raso al parapetto, le mani ora insaccate nelle tasche laterali della giacca della sua tuta bleu, che rimugina, spavento di tutto.
Immagine di copertina:
l’autore in un ritratto di Stefano Tamburrini, tecnica mista su carta, 25 maggio 2021